L’abitudine comune che le persone pensano sia sana, ma che rovina le relazioni dall’interno

C’è un’abitudine comune che mina alla relazione, specie se si parla di una storia d’amore lunga e duratura come un matrimonio. La psicologia, del resto, ha una spiegazione: ecco come superarla.

Siamo abituati a pensare che “tenere il punto” sia sinonimo di coerenza e carattere. Ma dal punto di vista psicologico, questa strategia può rivelarsi una trappola emotiva, capace di logorare lentamente anche la relazione più solida. Quando l’ostinazione prende il posto del dialogo, e la fermezza diventa chiusura, le conseguenze possono essere devastanti. L’ostinazione viene spesso scambiata per forza interiore. Ma c’è una linea sottile tra la sana determinazione e la rigidità mentale.

Chi “tiene il punto” a tutti i costi mostra spesso una forma di chiusura verso nuove informazioni e prospettive. Secondo uno studio pubblicato su Nature Neuroscience, questa inflessibilità è legata a un meccanismo chiamato perseverazione, ovvero la tendenza a ripetere comportamenti anche quando non sono più vantaggiosi. Questo atteggiamento, anziché rafforzare la propria posizione, limita la crescita e l’apprendimento personale. Se la tua relazione è in crisi ci sono almeno 4 comportamenti da non sottovalutare.

L’abitudine comune che le persone pensano sia sana e invece rovina la tua relazione

La rigidità mentale è spesso alimentata da paure inconsce: paura di cambiare idea, di perdere potere, di mostrarsi vulnerabili. In realtà, questo bisogno di avere sempre ragione finisce per rendere sterile il confronto, lasciando spazio solo al muro contro muro. Chi non è disposto ad ascoltare alternative o a riconsiderare la propria posizione tende a prendere decisioni peggiori. Lo ha dimostrato uno studio pubblicato sul Journal of Cognitive Psychology, dove è emerso che le persone con maggiore flessibilità cognitiva raccolgono più informazioni prima di decidere e sono meno soggette a errori decisionali.

litigio coppia
Litigio di coppia

In una coppia, questo può tradursi in conflitti continui su questioni anche banali: dal colore delle tende al modo di educare i figli. Se uno dei due partner è sempre convinto di avere ragione, l’altro finirà per sentirsi svalutato, non ascoltato, ignorato. E così, lentamente, l’intimità si sgretola. Insistere per avere l’ultima parola ha anche un prezzo emotivo. Dal punto di vista psicologico, questo comportamento favorisce lo stile di pensiero perseverativo, che alimenta rabbia, frustrazione e senso di impotenza. La persona testarda non solo genera conflitto esterno, ma crea anche un ambiente interno tossico.

Nel lungo periodo, questa dinamica può portare a sintomi di stress e ansia. Il legame di coppia ne risente, perché l’atmosfera emotiva diventa carica, difensiva, soffocante. Come confermato da ricerche sulle interazioni genitore-figlio pubblicate sul Journal of Family Psychology, la rigidità relazionale è correlata a un aumento di comportamenti problematici e a una riduzione del benessere psicologico.

Non funziona (quasi) mai: qual è il vero punto di forza

Contrariamente a quanto si possa pensare, chi è ostinato raramente ottiene ciò che vuole. Questo perché l’altro, anziché cedere, si chiude ancora di più. Le relazioni si basano su compromessi, non su prove di forza. La mancanza di flessibilità rende difficile trovare soluzioni condivise, adattarsi alle difficoltà o superare un litigio. Non importa quanto sia giusta una posizione: se viene imposta senza apertura, diventa inefficace.

La buona notizia? La flessibilità mentale si può allenare. Accettare che l’altro abbia una visione diversa non significa rinunciare a sé stessi, ma aprirsi alla possibilità di costruire qualcosa insieme. Come spiega uno studio dell’American Psychological Association, la flessibilità cognitiva è strettamente collegata alla capacità di risolvere problemi in modo creativo e di adattarsi ai cambiamenti della vita.

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