Regime forfettario, qual è la forma più vantaggiosa e quanto tempo dura? Commercialista fa chiarezza

In cosa consiste la forma più vantaggiosa del regime forfettario, e quanto durano tutti i vantaggi? Ecco la spiegazione dell’esperto.

La partita IVA è un codice numerico di 11 cifre assegnato dall’Agenzia delle Entrate, che identifica chi esercita un’attività economica in maniera autonoma. Può riferirsi a una persona fisica, come un libero professionista, oppure a una persona giuridica, come una società. È uno strumento essenziale per emettere fatture, gestire le imposte e adempiere agli obblighi fiscali. Ogni partita IVA è univoca e permette allo Stato di monitorare con precisione l’attività economica del contribuente. È obbligatoria per chi esercita in modo abituale e continuativo attività di impresa, arte o professione, e deve essere attivata all’inizio dell’attività tramite un’apposita procedura presso l’Agenzia delle Entrate. Senza questo codice non è possibile operare legalmente come lavoratore autonomo in Italia.

Il regime forfettario rappresenta una modalità semplificata e agevolata di gestione fiscale riservata ai titolari di partita IVA individuale. Pensato per i piccoli imprenditori e i professionisti, consente una tassazione più bassa e minori adempimenti burocratici. In questo regime il reddito si calcola applicando un coefficiente di redditività al fatturato, senza considerare tutte le spese sostenute. Sono inoltre previste semplificazioni contabili: non è necessario tenere la contabilità ordinaria né versare l’IVA. Possono accedervi solo coloro che restano sotto un certo tetto di ricavi, attualmente fissato a 85.000 euro annui. Nei primi anni, il regime forfettario è, poi, ancora più vantaggioso.

Regime forfettario: quanto dura la forma più vantaggiosa? Ecco tutti i dettagli

Come spiega un noto commercialista italiano, il dottor Massimiliano Allievi, da quando si apre il regime forfettario, la tassazione sarà del 5% sul fatturato: un’imposta sostitutiva decisamente bassa, che dura per cinque periodi fiscali. Non cinque anni, come dicono in molti, ma cinque periodi fiscali: questa è una differenza importante, perché il periodo fiscale inizia a gennaio e finisce a dicembre. Se si apre un regime forfettario a giugno, dunque, il primo periodo fiscale dura sei mesi, e non un anno: va da sé che la forma più vantaggiosa del regime, e cioè quella con la tassazione del 5%, durerà quattro anni e mezzo. Per chi apre a fine dicembre il regime forfettario, la prima annualità durerà, di fatto, solo qualche giorno.


Ma cosa succede dopo la fine delle cinque annualità fiscali? Che l’imposta sostitutiva, dal 5%, passa al 15%. Qualora i requisiti per questo regime restassero gli stessi, in ogni caso, il regime forfettario resterebbe uguale, ma con una tassazione, per l’appunto, più alta. Come spiega l’esperto, la legge non prevede ulteriori tassazioni, trascorsi più anni: i lavoratori, dunque, potranno restare con la forma ‘standard‘ del regime forfettario al 15% fino a quando vorranno, purché i ricavi non superino il tetto degli 85.000 euro e gli altri requisiti restino gli stessi. Ma quali sono, esattamente, questi requisiti?

I requisiti per il regime forfettario

Per accedere al regime forfettario nel 2025 è necessario rispettare requisiti ben precisi. È riservato esclusivamente alle persone fisiche che esercitano attività d’impresa, arte o professione in forma individuale. Sono escluse le società, le associazioni professionali e i soggetti non residenti, salvo specifiche eccezioni. Il limite dei ricavi o compensi percepiti nell’anno precedente non deve superare gli 85.000 euro, considerando il totale se si svolgono più attività. Inoltre, le spese sostenute per lavoro dipendente o collaborazioni non devono oltrepassare i 20.000 euro lordi.

Regime forfettario
Il calcolo dei guadagni e delle tassazioni.

Dal 2025, chi percepisce redditi da lavoro dipendente o pensione può accedere al regime solo se tali redditi, nell’anno precedente, non superano i 35.000 euro. Restano valide alcune cause di esclusione, tra cui l’applicazione di regimi IVA speciali, la detenzione di partecipazioni in società collegate e lo svolgimento di attività prevalentemente rivolte a ex datori di lavoro. Se si superano i 100.000 euro di compensi, l’uscita dal regime è immediata e comporta l’applicazione dell’IVA dalla stessa operazione. In caso di superamento della soglia di 85.000 ma non dei 100.000, l’esclusione scatterà dall’anno successivo. Il regime resta una soluzione vantaggiosa per chi mantiene la propria attività entro limiti ben definiti.

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