Vino, birra o cocktail se sei a dieta? Se proprio non vuoi rinunciare all'alcol ecco cosa scegliere secondo la nutrizionista.
Alcol e dieta, si sa, non sono mai stati buoni alleati. Quando si parla di benessere, perdita di peso e stile di vita sano, l’alcol compare sempre nella lista dei nemici silenziosi. Ma la verità è che, nella vita reale, tra brindisi improvvisati, aperitivi dopo il lavoro e cene del fine settimana, resistere completamente è spesso utopico. Ecco perché la nutrizionista Cecilia Saccà ha deciso di intervenire con qualche consiglio concreto e senza moralismi, per guidare chi è a dieta nelle scelte meno dannose quando proprio non si riesce a rinunciare a un bicchiere.
L’alcol non fa parte di una dieta sana ed equilibrata. I motivi sono tanti e scientificamente fondati: l’alcol è infiammatorio, rallenta il metabolismo, altera la qualità del sonno e costringe il fegato a un superlavoro detossinante che sottrae energie al resto del corpo. E se il nostro obiettivo è perdere peso o mantenere risultati raggiunti, anche un solo bicchiere al giorno può rappresentare una variabile che complica il percorso. Proprio per evitare il solito approccio da “tutto o niente”, la dottoressa invita a una riflessione più profonda: non si tratta di demonizzare, ma di scegliere consapevolmente, specialmente quando l’occasione sociale chiama.
Cosa bere (se proprio si vuole): il verdetto dell’esperta
Tra vino, birra e cocktail, qual è l’opzione “meno peggio”? La nutrizionista non ha dubbi: il vino è la scelta migliore. La ragione? Una gradazione alcolica moderata, un contenuto di zuccheri più basso rispetto alla birra e un indice glicemico decisamente più gestibile. Questo significa che l’impatto sulla glicemia sarà più contenuto, e anche il fegato sarà messo meno alla prova.
La birra, sebbene abbia una gradazione alcolica inferiore, viene invece penalizzata da altri fattori. È ricca di zuccheri semplici e contiene lieviti che incidono negativamente sulla digestione e sull’equilibrio intestinale. Per chi è a dieta o ha problemi di ritenzione e gonfiore può rivelarsi un boomerang.
I cocktail sono il vero nemico mascherato da piacere. Nella maggior parte dei casi si tratta di miscele esplosive di superalcolici ad alta gradazione, sciroppi zuccherati, bibite gassate e aromi artificiali. Un tripudio di calorie vuote che manda in tilt il metabolismo, destabilizza la glicemia e appesantisce il fegato come poche altre cose.

Il bicchiere “giusto”: quando, quanto e come
Anche tra i vini, però, la scelta può fare la differenza. Meglio un bicchiere di vino rosso secco, ricco di polifenoli e antiossidanti, da gustare durante i pasti e non a stomaco vuoto. Questo aiuta a rallentare l’assorbimento dell’alcol e ridurre i picchi glicemici. Mai esagerare con le quantità: uno, massimo due bicchieri a settimana possono rientrare in un regime alimentare attento, se ben bilanciato con il resto della dieta.
Attenzione anche momenti della giornata: bere alcolici di sera compromette il sonno e peggiora la qualità del recupero notturno. Se proprio si sceglie di bere, meglio farlo a pranzo o durante un aperitivo anticipato, abbinandolo sempre a cibo sano e non processato.