Cosa significa avere una “memoria selettiva”? La rivelazione della psicologia

Quante volte ci capita di ricordare nitidamente un momento felice, mentre dimentichiamo eventi spiacevoli o neutri?

Questo non è casuale, né tantomeno un difetto della memoria. È ciò che gli psicologi chiamano memoria selettiva, un meccanismo sofisticato e, in un certo senso, strategico del nostro cervello. Secondo gli studiosi Drew Fudenberg, Giacomo Lanzani e Philipp Strack, questa tendenza nasce da un equilibrio chiamato Selective Memory Equilibrium, in cui ricordiamo ciò che rafforza le nostre convinzioni o ha una forte carica emotiva. Il cervello, infatti, filtra in modo automatico ciò che reputa importante e ignora ciò che considera irrilevante o destabilizzante. Non si tratta quindi di “dimenticanze” casuali, ma di scelte inconsapevoli dettate da processi emotivi e cognitivi. La memoria selettiva può aiutarci a prendere decisioni più rapide o a proteggere la nostra stabilità emotiva. Ma allo stesso tempo può portare a distorsioni nella percezione della realtà, alterando il modo in cui valutiamo esperienze passate.

Il ruolo delle emozioni e del cervello

Le emozioni hanno un ruolo centrale in questo fenomeno. Una revisione pubblicata su PubMed evidenzia come siano coinvolte l’amigdala e l’ippocampo, due aree cerebrali fondamentali per la memoria e la gestione delle emozioni. Quando viviamo un’esperienza intensa, il cervello tende a consolidarla in modo più profondo. I ricordi associati a sentimenti forti — positivi o negativi — diventano più accessibili e persistenti nel tempo. A volte però questo meccanismo si attiva per proteggerci. In situazioni di stress estremo o trauma, il cervello può scegliere di dimenticare per evitarci ulteriore sofferenza. Questo è evidente in condizioni come il disturbo post-traumatico da stress (PTSD) o l’amnesia dissociativa, in cui il ricordo di eventi dolorosi viene represso o cancellato.

Anche le emozioni quotidiane influenzano ciò che ricordiamo. Uno studio pubblicato su Frontiers in Psychology ha dimostrato che, in base al nostro stato d’animo, tendiamo a registrare e conservare alcuni dati più di altri. Un giorno particolarmente felice, ad esempio, può farci dimenticare momenti stressanti vissuti nelle stesse ore.

Memoria selettiva: vantaggio o ostacolo?

Nonostante possa sembrare un difetto, la memoria selettiva è un potente strumento di adattamento. Ci permette di concentrarci su ciò che conta, eliminando dettagli irrilevanti o troppo dolorosi. Questo meccanismo però non è privo di rischi. Può infatti alimentare bias cognitivi, come il positive memory bias, che ci fa ricordare solo le cose belle, o la riduzione della dissonanza cognitiva, che ci porta a dimenticare gli errori pur di sentirci coerenti con le nostre scelte. In ambito decisionale, le conseguenze possono essere concrete. Come ha evidenziato il gruppo di ricerca guidato da Fudenberg, molti investitori, ad esempio, ricordano solo i successi passati, ignorando le perdite. Questo può portare a scelte irrazionali e ad una visione distorta del proprio passato finanziario.

Anche nella vita quotidiana, la memoria selettiva incide sulle relazioni e sulla comunicazione. Dimenticare un dettaglio importante in una conversazione può creare incomprensioni. Allo stesso modo, ricordare solo gli aspetti negativi di un’esperienza può bloccare la crescita personale e professionale. Tuttavia, esiste anche un lato promettente: secondo uno studio pubblicato su PNAS nel 2022, il recupero selettivo di ricordi può riattivare anche informazioni dimenticate, migliorando la memoria nel suo complesso. Un effetto a cascata che può portare a una ristrutturazione positiva dei nostri ricordi, con benefici anche sul lungo periodo.

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Il recupero selettivo di ricordi può riattivare anche informazioni dimenticate, migliorando la memoria nel suo complesso.

La memoria selettiva, in fondo, non è un errore del cervello. È il segnale che selezionare cosa ricordare è parte integrante dell’esperienza umana, guidata da emozioni, convinzioni e dalla necessità di trovare un equilibrio interiore. Conoscerne il funzionamento ci aiuta a comprendere meglio noi stessi e a vivere con maggiore consapevolezza ciò che scegliamo di portare con noi nel tempo.

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