Oltre ai motivi fisiologici e collegati alla temperatura, ci sono anche dei motivi psicologici per i quali si ha meno fame in estate: la psicologia spiega quali e perché.
Con l’arrivo dell’estate, molte persone riferiscono un naturale calo dell’appetito. Non si tratta solo di una sensazione fisica: diversi studi confermano che sia fattori fisiologici sia meccanismi psicologici contribuiscono a spiegare questa tendenza stagionale. Dal punto di vista fisico, il corpo umano si adatta all’aumento delle temperature riducendo l’appetito. Un ruolo chiave è svolto dalla termoregolazione. La digestione, infatti, genera calore e, quando le temperature esterne sono elevate, l’organismo cerca di limitare ulteriori incrementi termici. Mangiare meno è una strategia biologica per evitare un eccesso di calore metabolico. Inoltre, la stagione calda stimola una preferenza per alimenti freschi e idratanti, come frutta, verdura o piatti leggeri. Questi cibi hanno un contenuto calorico inferiore, contribuendo a un apporto energetico ridotto rispetto a quello che caratterizza i mesi freddi.
Anche le variazioni ormonali legate alla luce solare giocano un ruolo decisivo. L’aumento dell’esposizione alla luce influisce sulla produzione di serotonina e melatonina ('Serotonin, food intake, and obesity', articolo disponibile su PubMed Central di Katy A van Galen, Kasper W ter Horst e Mireille J Serlie ), due ormoni coinvolti sia nella regolazione del sonno sia nell’appetito. Infine, una maggiore attività fisica e una sudorazione più intensa alterano il bilancio energetico, portando il corpo a richiedere meno calorie. La combinazione di questi elementi induce, dunque, un calo dell'appetito. La base biologica, però, si intreccia anche con componenti psicologiche più complesse.
Hai meno fame in estate? Ecco i motivi psicologici
La psicologia, infatti, offre una cornice interpretativa altrettanto rilevante. Il benessere mentale e l’umore migliorano, in effetti, spesso durante l’estate, e questo ha un impatto diretto sulle abitudini alimentari. La professoressa Shelley E. Taylor, docente alla UCLA - University of California, Los Angeles, ha evidenziato come la riduzione dello stress e uno stato d’animo più positivo diminuiscano il ricorso al cibo come compensazione emotiva. Il cibo non è più necessario per calmare tensioni o ansie, perché la serenità percepita limita quel bisogno (Taylor, S. E., 2006, Health Psychology, University of California e anche Health Psychology, 10th Edition, Taylor, S. E., 2018, McGraw-Hill). Parallelamente, il contesto ambientale diventa più stimolante. Secondo il professor Richard M. Ryan, dell'Università di Rochester, nello Stato di New York, le attività all’aperto, la socialità e l’aumento di stimoli positivi fungono, in effetti, da distrattori naturali. Questi elementi riducono la noia, una delle principali cause di fame non fisiologica.

Come mostra la Self-Determination Theory, elaborata dallo stesso Ryan insieme a Edward L. Deci, ambienti positivi e stimolanti favoriscono il benessere e una motivazione più profonda a comportamenti salutari, tra cui anche scelte alimentari più leggere e salutari (Ryan, R. M., & Deci, E. L., 2017, Self-Determination Theory and the Facilitation of Intrinsic Motivation, Social Development, and Well-Being, University of Rochester). Inoltre, lo stesso stress cronico, tra i principali fattori che inducono il cosiddetto "emotional eating", tende a diminuire. L’estate, con i suoi ritmi più distesi e le maggiori opportunità di pausa, riduce i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress. Questo comporta un minor coinvolgimento dei circuiti cerebrali legati alla ricerca di cibo come forma di auto-consolazione. Taylor (2006) ha sottolineato come il calo dello stress si traduca in una regolazione più efficace dei comportamenti alimentari, con meno ricorso a meccanismi compensatori.
La dimensione dell'identità corporea
Infine, la dimensione dell’identità corporea assume un peso maggiore. La maggiore esposizione del corpo durante l’estate porta a una consapevolezza più acuta dell’aspetto fisico. Questo può rafforzare la motivazione a scegliere alimenti più salutari. Ryan ha descritto come, in un contesto favorevole, le persone siano più spinte ad agire per il proprio benessere, senza che tale comportamento derivi da pressioni esterne. La motivazione autodeterminata si rafforza, rendendo più naturale adottare uno stile alimentare più equilibrato (Ryan & Deci, 2000 e 2017).
Quindi, la diminuzione dell’appetito nei mesi estivi, spesso, non è attribuita a un solo fattore. Piuttosto, essa può emergere da un intreccio complesso di adattamenti biologici e condizioni psicologiche favorevoli. Il corpo, per limitare la produzione di calore, riduce la fame. La mente, immersa in un contesto più sereno e stimolante, smette di cercare nel cibo una via di fuga o di conforto. Le evidenze offerte da Shelley E. Taylor e Richard M. Ryan confermano che l’estate crea le condizioni ideali per mangiare meno e, spesso, anche meglio.