A È sempre Cartabianca la storia di Francesca, una donna di 63 anni che ha subito uno sfratto. La vicenda seguita dalla trasmissione Mediaset che tratta dell’emergenza abitativa in Italia
Tra i fenomeni più urgenti in Italia c’è senza ombra di dubbio la crisi abitativa. Forse, più che chiamarla crisi, dovremmo chiamarla emergenza, dal momento che il numero di persone che non possono permettersi un tetto sulla testa cresce drammaticamente ogni giorno. Centinaia e centinaia di uomini e donne che non possono permettersi di pagare l’affitto e le bollette, e che per questo motivo subiscono, prima o dopo, uno sfratto. Azione coatta che impatta tragicamente sulle vite di queste persone, la maggior parte delle quali sono ormai in tenera età, incapace, quindi di inserirsi nel mondo del lavoro.
La tematica è trattata dalla trasmissione di approfondimento giornalistico e di attualità È sempre Cartabianca. Un format condotto dalla giornalista Bianca Berlinguer, in onda di martedì sera su Rete 4. Nell’ultima puntata, sono state due le storie affrontate dal programma Mediaset. La prima, quella di Pietro, un uomo di 85 anni a un passo dallo sfratto. La seconda storia raccontata è invece quella di Francesca, una donna di 63 anni che, a sua volta, è stata sfrattata dalla casa in cui viveva lo scorso 19 settembre. In quell’occasione la signora inscenò una protesta che culminò, però, con l’epilogo immancabile: sfrattata dalla casa che non poteva più occupare. Oggi, a distanza di due mesi, le telecamere di È sempre Cartabianca sono tornate ad occuparsi del suo caso.
Il dramma di Francesca, sfrattata di casa a 63 anni
“Io mi vergogno di essere italiana”, esordisce Francesca. Un mese dopo il drammatico sfratti dalla sua casa, l’unica soluzione abitativa che è riuscita a trovare è un divano letto a casa di un’amica. Tutta la sua vita rinchiusa in un mobiletto, posizionato accanto al divano su cui trascorre le sue notti. In municipio, racconta il servizio del programma Mediaset, le aveva proposto un contributo all’affitto di 516 euro, e di trovarle una sistemazione temporanea. Nessuna di queste promesse però si è ancora avverata, e Francesca, intanto, vive aspettando uno spiraglio di luce. Nel frattempo, il dolore di quel drammatico giorno in cui è stata sfrattata, è ancora vivo. “Il giorno stesso hanno cambiato la serratura e hanno tolto il mio nome dal citofono della cassetta della posta. Cioè sono stata cancellata”.
“Mi hanno proposto di fare un percorso di orientamento al lavoro. Ho richiamato l’assistente sociale, la quale mi ha detto di che mi darà un appuntamento. Spero lo faccia. Sono nella fase della rabbia: io non ho più nessuno, c’è il vuoto. Sono un invisibile, come tanti. Tengo duro perchè ho una figlia, che anche se vive lontano, è comunque mia figlia. Non posso immaginare che mia figlia possa pensare: mamma non c’è più perché ha deciso di non esserci più per me”.