Sanremo 2025, il Festival di Carlo Conti ha una marcia in più: l’unica cosa mancante di Amadeus

Nella serata di ieri, 11 febbraio, è andata in onda la prima serata del Festival di Sanremo 2025: ecco perché le scelte di Conti hanno una marcia in più e che cosa, effettivamente, è mancato con Amadeus. 

La prima serata del Festival di Sanremo 2025 è andata in onda ieri, 11 febbraio. Venerdì, invece, il primo carpet con i look di tutti gli artisti. La sala stampa ha già decretato i primi cinque artisti che meriterebbero di più con i loro testi. Stiamo parlando, in ordine totalmente casuale e senza una classifica (ancora) di Brunori Sas, Giorgia, Lucio Corsi, Simone Cristicchi e Achille Lauro. La prima serata ha messo in luce diversi aspetti positivi, ma anche alcune criticità che potrebbero far discutere il pubblico e gli addetti ai lavori. Senza dubbio, Conti si è confermato un professionista della conduzione, capace di gestire il ritmo dello spettacolo con precisione e attenzione ai tempi televisivi.

Il punto di forza principale della serata è stata proprio questa capacità organizzativa. Questa ha permesso di dare grande spazio alle canzoni in gara, evitando inutili digressioni. Inoltre, la scelta di puntare sulla musica come elemento centrale è stata apprezzata da chi desiderava uno spettacolo snello e privo di eccessivi momenti di spettacolo secondario. Tuttavia, alcuni elementi hanno lasciato perplessi. Il primo riguarda gli ospiti. Nella prima serata l’unico grande nome è stato Jovanotti. Una presenza certamente importante, ma insufficiente per dare quell’effetto sorpresa che ci si aspetta da un evento di questa portata. Un Festival senza una sfilza di super ospiti rischia di risultare meno spettacolare agli occhi del pubblico.

Sanremo 2025, il Festival di Conti ha un grande punto di forza: cosa è mancato con Amadeus

Anche la scelta dei co-conduttori non ha brillato per originalità. Antonella Clerici, per esempio, è un volto già molto presente nelle passate edizioni della Rai, così come altri nomi coinvolti. L’unica vera novità è stata l’arrivo di Gerry Scotti, mai visto prima in Rai, un dettaglio che ha incuriosito e aggiunto un tocco di freschezza. Un altro punto debole è stato l’intrattenimento. Se negli ultimi anni Amadeus e Fiorello hanno saputo creare siparietti ironici e momenti leggeri, questa volta l’atmosfera è apparsa più rigida. Conti ha mostrato la volontà di procedere con ordine, dando priorità alle esibizioni. Ha però sacrificato quel senso di leggerezza e divertimento che tanto aveva funzionato in passato.

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Carlo Conti durante la prima serata del Festival di Sanremo 2025

Il Festival di Sanremo targato Carlo Conti ha inevitabilmente suscitato dibattiti e opinioni contrastanti. Come ogni edizione, non sono mancate alcune criticità, ma un aspetto innegabilmente positivo di questa direzione artistica è l’attenzione riservata ai testi e al cantautorato italiano. Si tratta di elemento che nelle edizioni di Amadeus era passato in secondo piano. Negli ultimi anni, il focus del Festival si era spostato sulla musicalità, sui ritornelli orecchiabili e su brani destinati a dominare le classifiche radiofoniche per mesi. Pur essendo una strategia efficace per conquistare il grande pubblico, aveva lasciato in ombra una fetta di ascoltatori che attendeva un ritorno alla qualità della scrittura, all’intensità poetica e all’impegno narrativo tipico della grande tradizione cantautorale italiana.

Carlo Conti ha saputo dare spazio a questo mondo, scegliendo artisti come Lucio Corsi, Brunori Sas e Simone Cristicchi, nomi che portano avanti con autenticità e maestria la tradizione di autori come Francesco De Gregori o Rino Gaetano. La loro presenza sul palco dell’Ariston ha rappresentato una boccata d’aria fresca per chi sente la mancanza di brani capaci di raccontare storie, emozioni e pensieri con profondità e originalità. Nonostante le inevitabili discussioni e il confronto con le precedenti edizioni, il Festival di Conti ha avuto il grande merito di riportare la parola al centro della musica, restituendo valore a una tradizione che sembrava sempre più marginale nel panorama sanremese.

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