Perché continuiamo a preoccuparci anche quando non serve? Scopri i trucchi psicologici per gestire meglio quest’ansia immotivata

Preoccuparsi fa parte della nostra natura.

Anche quando sappiamo che non cambierà nulla, la mente continua a generare pensieri ansiosi, come se volesse proteggerci da possibili problemi. Questo meccanismo, sebbene apparentemente irrazionale, ha basi profonde nella psicologia e nelle neuroscienze.

Il ruolo delle credenze positive sulla preoccupazione

Secondo il Dr. Seth Gillihan, psicologo della University of Pennsylvania, molti di noi vedono la preoccupazione come un’arma di difesa. Ogni volta che ci preoccupiamo e nulla di negativo accade, il cervello associa erroneamente la preoccupazione alla prevenzione del danno. Questo rinforza l’idea che preoccuparsi sia utile, alimentando un ciclo difficile da interrompere. Alcuni studi hanno identificato quattro motivazioni principali che rendono la preoccupazione così difficile da abbandonare. Tra queste spiccano il senso di problem-solving, la percezione di essere più preparati alle difficoltà e l’idea che preoccuparsi aiuti a evitare emozioni più dolorose. Tuttavia, nessuna di queste motivazioni ha un vero riscontro nella realtà: la preoccupazione, nella maggior parte dei casi, non previene il pericolo e non migliora la capacità di affrontarlo.

I meccanismi neurologici dietro la preoccupazione

Le neuroscienze hanno dimostrato che la preoccupazione cronica ha basi biologiche. Il Dr. Alexander Rich, dell’Università della Florida del Sud, ha evidenziato che le persone con bassa autostima tendono a preoccuparsi di più perché attribuiscono i loro successi alla fortuna piuttosto che alle proprie capacità. Questo le porta a vivere in uno stato di allerta costante, temendo che il loro equilibrio possa crollare da un momento all’altro. Il Dr. Thomas Borkovec ha scoperto che la preoccupazione agisce anche come evitamento emotivo. Le persone ansiose si concentrano sulle loro preoccupazioni per evitare di affrontare emozioni più profonde. Questo porta a un circolo vizioso: più ci si preoccupa, meno si affrontano le emozioni reali e più il cervello continua a generare ansia.

Il Dr. Robert L. Leahy, autore di The Worry Cure, sostiene che chi si preoccupa in modo eccessivo lo fa per ottenere un senso di certezza. Crediamo che anticipare i problemi ci protegga dalla delusione, ma in realtà questa strategia non funziona. La preoccupazione non ci dà più controllo sulla realtà, ci rende solo più ansiosi. Il Dr. Christian Llera ha dimostrato che esistono due grandi miti sulla preoccupazione: l’idea che ci prepari meglio ai problemi e la convinzione che sia una forma efficace di problem-solving. Gli studi suggeriscono il contrario: le persone che si preoccupano trovano soluzioni meno efficaci e rimangono ansiose anche dopo aver risolto i loro problemi.

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L’ansia immotivata crea un circolo vizioso senza fine che porta solo a stressarci ulteriormente.

Prevenire la preoccupazione eccessiva richiede un approccio consapevole. Uno dei metodi più efficaci è la pratica della mindfulness, che aiuta a focalizzare l’attenzione sul presente, riducendo la tendenza a rimuginare sul futuro. La meditazione consapevole può ridurre l’ansia e migliorare la gestione dello stress. Anche la ristrutturazione cognitiva, una tecnica della terapia cognitivo-comportamentale, può essere utile. Questo approccio aiuta a identificare e modificare i pensieri negativi automatici, sostituendoli con valutazioni più realistiche e razionali.

Infine, imparare a tollerare l’incertezza è fondamentale. Il bisogno di controllo assoluto è una delle principali cause della preoccupazione eccessiva. Accettare che alcune cose non possono essere previste o gestite del tutto aiuta a ridurre lo stress e l’ansia. Se continuiamo a preoccuparci anche quando sappiamo che non serve, è perché la nostra mente è stata addestrata a credere che la preoccupazione sia utile. Tuttavia, le ricerche dimostrano che non è così. Interrompere questo ciclo significa imparare a riconoscere questi schemi mentali e sostituirli con strategie più efficaci per affrontare l’ansia e lo stress. La consapevolezza di questi meccanismi è il primo passo per liberarci da un’abitudine che, più che proteggerci, ci intrappola.

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