Perché alcune donne non festeggiano l’8 marzo? La spiegazione della psicologia sociale

L’8 marzo viene tradizionalmente considerato un giorno di celebrazione e riconoscimento per le conquiste delle donne.

Tuttavia, non tutte scelgono di festeggiarlo. Alcune lo evitano per motivi personali, altre per ragioni che affondano le radici nella psicologia sociale. La psicologa Simonetta Gentile, dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, ha evidenziato come molte donne rifiutino la trasformazione della giornata in un’occasione consumistica, dove la vendita di mimose e cene a tema prende il sopravvento sul significato storico della ricorrenza. Questo fenomeno, spesso osservato nei media e nelle pubblicità, spinge alcune persone a percepire la giornata come un’operazione commerciale piuttosto che un momento di riflessione.

Il rifiuto di una narrazione vittimistica

Un’altra spiegazione risiede nella percezione della festa come una commemorazione di sofferenze e ingiustizie subite dalle donne. La sociologa Concepción Fernández Villanueva, dell’Università Complutense di Madrid, sottolinea come alcune donne rifiutino questa rappresentazione, preferendo sottolineare il potere e l’iniziativa femminile piuttosto che il ruolo di vittime della storia. Per loro, l’uguaglianza non si costruisce attraverso un solo giorno di celebrazioni, ma con un cambiamento culturale che avviene nel quotidiano. La psicologa Angela Wright ha inoltre evidenziato una critica ricorrente: l’idea che l’8 marzo rappresenti un approccio superficiale e formale alle problematiche di genere. Celebrare una giornata all’anno, per poi tornare a ignorare le reali difficoltà che molte donne affrontano, può apparire come un gesto ipocrita, più che un reale impegno per la parità.

Un impegno quotidiano, non una ricorrenza annuale

Secondo la studiosa Eve Rodsky, molte donne preferiscono concentrarsi su un impegno costante per i diritti e l’uguaglianza, piuttosto che aderire a una festa percepita come un momento isolato nel corso dell’anno. Per queste persone, la lotta per la parità non si esaurisce con eventi o manifestazioni simboliche, ma passa attraverso scelte quotidiane e concrete. Altre ricerche, come quelle condotte dalla psicologa Kelly McGonigal, hanno evidenziato come alcune donne rifiutino l’idea che la Giornata Internazionale della Donna le collochi in una posizione separata dal mainstream. La necessità di una giornata dedicata può essere vista come la conferma che l’uguaglianza non è ancora raggiunta, e questo porta alcune persone a respingere la ricorrenza stessa.

Un altro aspetto cruciale riguarda la percezione dell’ipocrisia sociale. La ricerca di Sonja Spangler, del Council for Relationships, ha mostrato come alcune donne vedano una forte discrepanza tra le celebrazioni dell’8 marzo e la realtà di disuguaglianze e violenze di genere che persistono quotidianamente. Ricevere mimose o auguri per un giorno, senza un reale cambiamento nelle condizioni di vita delle donne, può apparire un gesto privo di significato.

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Molte donne prediligono l’impegno quotidiano per l’uguaglianza di genere rispetto a festività percepite come superficiali e formali.

In definitiva, il motivo per cui alcune donne scelgono di non festeggiare l’8 marzo non è un rifiuto dell’uguaglianza, ma una critica a come questa giornata viene interpretata e utilizzata dalla società. Che si scelga di celebrarla o meno, il dibattito intorno a questa ricorrenza dimostra quanto sia ancora necessario lavorare per un cambiamento autentico e strutturale.

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