Mangiare non è solo un’esperienza sensoriale legata al gusto, ma coinvolge anche altri fattori, come il colore del piatto su cui il cibo viene servito.
Diversi studi dimostrano che il colore dei piatti influenza la quantità di cibo consumata e la percezione del sapore. Questa scoperta ha implicazioni importanti, non solo per chi vuole controllare la propria alimentazione, ma anche per ristoratori e aziende alimentari. Uno degli studi più significativi pubblicati su PMC (2018) ha analizzato il rapporto tra il colore del piatto e l’assunzione di cibo. I risultati mostrano che i piatti rossi e neri sono associati a un aumento del consumo calorico rispetto ai piatti bianchi. In particolare, il consumo medio è risultato di 1102 kcal per i piatti rossi e 1113 kcal per quelli neri, contro le 946 kcal dei piatti bianchi. Questo suggerisce che la scelta del colore può influenzare il modo in cui il nostro cervello elabora il senso di sazietà.
Il contrasto tra cibo e piatto influenza la percezione
Non è solo il colore in sé a giocare un ruolo chiave, ma anche il contrasto tra il piatto e il cibo servito. Van Ittersum e Wansink hanno scoperto che quando il colore del piatto è simile a quello del cibo, la percezione della quantità cambia. In pratica, se serviamo un piatto di pasta con salsa rossa su un piatto rosso, potremmo inconsapevolmente mangiarne di più, perché il nostro cervello non percepisce chiaramente i contorni della porzione. Uno studio più recente su PMC (2023) ha confermato che un alto contrasto tra il colore del piatto e del cibo può far sembrare il pasto più abbondante. Questo effetto visivo può essere utile per chi desidera ridurre le porzioni senza avvertire la sensazione di privazione. Inoltre, il colore del piatto può influenzare anche il tempo che dedichiamo al pasto. Studi hanno dimostrato che piatti dai toni rilassanti, come il blu e il verde, possono incoraggiare una masticazione più lenta e una maggiore consapevolezza alimentare.
Psicologia del colore e picky eaters
L’influenza del colore del piatto non si limita solo alla quantità di cibo consumato, ma può anche modificare la percezione del sapore. Madison Annette e Lorenzo D. Stafford, dell’Università di Portsmouth, hanno analizzato come i picky eaters (persone selettive nel cibo) reagiscono ai colori dei piatti. I risultati hanno mostrato che questi individui percepiscono il cibo come più salato quando servito su piatti rossi o blu rispetto a quelli bianchi. Tuttavia, questo effetto non è stato riscontrato nei non picky eaters, suggerendo che alcune persone sono più sensibili agli stimoli visivi nel contesto alimentare.
Piqueras-Fiszman e Spence (2012) hanno evidenziato che il colore del piatto può influenzare la percezione del gusto e l’appetito. I loro studi suggeriscono che i piatti rossi possono aumentare la sensazione di appetito, mentre quelli blu tendono a ridurre il desiderio di cibo. Questo effetto potrebbe essere spiegato dall’associazione inconscia dei colori con determinati contesti naturali e culturali. Inoltre, alcuni colori possono influenzare le preferenze alimentari nel lungo termine. Secondo ricerche nel campo della neurogastronomia, tonalità come il giallo e l’arancione tendono a essere associate a un’esperienza più piacevole e soddisfacente, mentre il grigio o il marrone possono rendere il cibo meno invitante.
Questi risultati indicano che il colore del piatto può alterare la nostra percezione del cibo a livello inconscio. Questo fenomeno può essere sfruttato per migliorare l’esperienza gastronomica, ma anche per influenzare il comportamento alimentare in modo strategico. Ad esempio, chi desidera ridurre le porzioni potrebbe preferire piatti con colori freddi e contrastanti rispetto al cibo servito, mentre chi vuole stimolare l’appetito potrebbe optare per tonalità calde e accoglienti.
Comprendere questi effetti ci aiuta a prendere decisioni più consapevoli su come e quanto mangiamo. Il colore del piatto non è solo una questione estetica, ma un elemento psicologico che può influenzare il nostro rapporto con il cibo.