Ci sono momenti in cui sgranocchiare qualcosa diventa quasi un riflesso automatico.
Che si tratti di patatine, biscotti o snack vari, la necessità di avere sempre qualcosa da masticare può nascondere più di una semplice abitudine. Secondo diversi studi psicologici, il desiderio costante di cibo tra un pasto e l’altro potrebbe avere radici più profonde, legate a meccanismi mentali ed emotivi. Uno degli aspetti più studiati riguarda la dipendenza da cibo, un fenomeno che coinvolge circuiti neurali simili a quelli attivati da sostanze come l’alcol o la nicotina. La ricerca di Ashley Gearhardt ha dimostrato che le persone che soffrono di dipendenza da cibo mostrano risposte cerebrali simili a quelle degli alcolisti esposti all’alcol, suggerendo che il bisogno di snack potrebbe non dipendere solo dalla fame, ma da un vero e proprio meccanismo di gratificazione (molto simile a quello che ci spinge a mangiare cibo spazzatura).
Il legame tra emozioni e fame nervosa
Il desiderio incontrollato di cibo spesso ha una forte componente emotiva. Uno studio pubblicato su Frontiers in Psychiatry ha evidenziato che chi soffre di binge eating disorder utilizza il cibo come strategia per gestire emozioni negative. In questi casi, sgranocchiare non è più un semplice spuntino, ma un modo per affrontare ansia, stress e tristezza. Questo spiega perché, nei momenti di tensione, il richiamo del cibo sia così difficile da ignorare. Lo stress, in particolare, ha un ruolo chiave nei comportamenti alimentari. Alcuni ricercatori hanno scoperto che situazioni stressanti aumentano la preferenza per cibi ricchi di zuccheri e grassi, portando a un circolo vizioso: il cibo fornisce una gratificazione immediata, ma a lungo termine può amplificare il senso di colpa e l’insoddisfazione, alimentando il desiderio compulsivo di continuare a mangiare.
Come il cervello influenza la voglia di snack
Il nostro cervello gioca un ruolo fondamentale nella regolazione della fame. I neurotrasmettitori come la serotonina e la dopamina influenzano direttamente il comportamento alimentare, rendendo il cibo un potente strumento di piacere e ricompensa. La dopamina, in particolare, è associata alla sensazione di gratificazione, ed è per questo che alcuni snack ci sembrano irresistibili. Più un cibo è ricco di zuccheri e grassi, più il cervello lo associa a una sensazione di benessere immediato, rinforzando il bisogno di consumarlo ripetutamente.
La difficoltà a smettere di sgranocchiare può quindi essere influenzata da una combinazione di fattori biologici e psicologici. Se il cervello riconosce il cibo come un meccanismo di compensazione per lo stress o la noia, interrompere questo schema diventa particolarmente complicato.
Capire il motivo dietro il bisogno costante di snack è il primo passo per gestire meglio il rapporto con il cibo. Tecniche di mindfulness, una maggiore consapevolezza emotiva e strategie per ridurre lo stress possono aiutare a spezzare il ciclo della fame nervosa. In molti casi, riconoscere il legame tra emozioni e abitudini alimentari permette di trovare alternative più sane e sostenibili per gestire il proprio benessere.