Quando il risparmio diventa ansia: la psicologia rivela il lato oscuro della parsimonia

Viviamo in un’epoca in cui risparmiare è spesso visto come un segno di intelligenza e responsabilità. Pianificare le spese, evitare gli sprechi, mettere da parte qualcosa per il futuro: tutto questo ha un valore reale e positivo.

Eppure, quando la parsimonia diventa ossessione, può smettere di essere una strategia funzionale e trasformarsi in un problema psicologico. Alcuni studi hanno mostrato che il risparmio eccessivo può nascondere forme latenti di ansia e insicurezza. Secondo lo psicologo Francesco Rappoccio, in certi casi l’attaccamento al denaro non è solo prudenza, ma una risposta disfunzionale a paure profonde legate alla perdita, alla precarietà o al bisogno di controllo. Questo porta a evitare ogni tipo di spesa, anche quelle necessarie, con conseguenze evidenti sulla qualità della vita. Chi vive in questa dinamica può arrivare a privarsi di esperienze fondamentali, come una cena con gli amici, una visita medica o anche semplicemente un momento di piacere. E lo fa non perché manchino le risorse, ma perché l’idea stessa di spendere genera disagio.

Quando la scarsità diventa uno stato mentale

In psicologia si parla di scarcity mentality, o mentalità della scarsità. È una condizione in cui la persona si concentra costantemente su ciò che manca. Questa prospettiva genera un senso continuo di urgenza e insicurezza, che può portare all’avarizia e alla paura di “non avere abbastanza”, anche quando non c’è una reale emergenza. Secondo una ricerca pubblicata sull’International Journal of Behavioral Science, chi sviluppa questa mentalità tende a vivere in modalità difensiva, rinunciando a esperienze e relazioni per paura di sprecare risorse. Questo atteggiamento può provocare isolamento, conflitti familiari e calo del benessere mentale. Anche la frugalità, che di per sé può essere una scelta consapevole e sana, può diventare un problema quando si trasforma in uno scopo in sé. Franklin e altri studiosi hanno evidenziato come la frugalità motivata da ansia aumenti il livello di stress invece di ridurlo. In questi casi, ogni acquisto diventa un dilemma e ogni spesa genera rimorso. Un equilibrio sano tra risparmio e benessere è fondamentale. Quando il risparmio non è più uno strumento, ma una regola rigida, può diventare un limite che impedisce di vivere con serenità.

Uscire dal meccanismo: si può davvero?

Superare questo tipo di dinamiche è possibile. In molti casi, la terapia cognitivo-comportamentale (TCC) si è rivelata efficace. L’obiettivo non è “insegnare a spendere”, ma lavorare sulle convinzioni irrazionali legate al denaro. Spesso, dietro alla parsimonia estrema, si nascondono credenze come “se spendo, finirò in miseria” o “solo chi ha soldi da parte è al sicuro”. Questi pensieri diventano schemi mentali rigidi, che condizionano ogni scelta. La TCC aiuta a ristrutturare queste convinzioni, promuovendo un rapporto più equilibrato con il denaro e con l’idea di sicurezza. Si lavora su come tollerare l’incertezza, su come accettare che il benessere non dipende solo dal saldo del conto corrente, ma anche da relazioni, esperienze e libertà.

Risparmiare
Alcuni studi hanno mostrato che il risparmio eccessivo può nascondere forme latenti di ansia e insicurezza.

Ritrovare un rapporto sereno con le proprie finanze significa anche recuperare fiducia nelle proprie capacità e nelle possibilità del presente. Significa permettersi di vivere, non solo di “prevenire il peggio”. In conclusione, la parsimonia può essere una risorsa preziosa. Ma se genera ansia, senso di colpa o isolamento, è importante fermarsi e chiedersi: sto davvero risparmiando per vivere meglio, o sto vivendo per risparmiare? La risposta, spesso, fa tutta la differenza.

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