Succede di uscire di casa e dimenticare dove abbiamo messo le chiavi. O di fissare un appuntamento e poi scordarcelo del tutto. Questi episodi, se frequenti, possono suscitare preoccupazione, ma spesso hanno cause psicologiche più comuni di quanto si pensi.
Non sempre dimenticare è segno di disattenzione superficiale o mancanza di impegno: la memoria è strettamente legata alla nostra salute mentale. Uno dei motivi principali è la sovrapposizione di stimoli, che rende difficile per il cervello focalizzarsi su un compito alla volta. Quando si cerca di fare troppe cose contemporaneamente, come rispondere a un messaggio mentre si ascolta qualcuno parlare, la nostra attenzione si frammenta. Il multitasking, secondo numerosi studi, riduce l’efficacia della memoria a breve termine. Gli esperti sottolineano che la mente umana ha bisogno di pause per consolidare le informazioni. Se queste pause mancano, le informazioni semplicemente non si fissano. La distrazione, quindi, può nascere da un eccesso di stimoli esterni o da una mente sovraccarica, incapace di dare priorità.
Stress, emozioni e cervello stanco
Lo stress e la stanchezza influiscono in modo significativo sulla memoria. Il neurofisiologo Vladislav Vyazovskiy ha dimostrato che, durante i periodi di forte stress o carenza di sonno, alcune aree del cervello si “spengono” temporaneamente, pur restando svegli. Questo spiega perché, in certi momenti, si perde il filo del discorso o si dimenticano compiti semplici come fare la spesa. La fatica mentale, inoltre, rallenta i processi di attenzione selettiva. Anche il cervello ha bisogno di recuperare energia, e lo fa spesso disattivando funzioni non essenziali. Ecco perché, dopo una giornata intensa, si può dimenticare anche qualcosa che sembrava importante. Un altro aspetto curioso riguarda il legame tra intelligenza e distrazione. Alcuni studi suggeriscono che le persone più inclini al pensiero astratto tendano a concentrarsi meno sui dettagli pratici. La mente creativa è costantemente impegnata in elaborazioni interne, e questo può tradursi in una maggiore tendenza a distrarsi dalla realtà quotidiana.
Ma dimenticare, in certi casi, può anche essere una strategia psicologica positiva. Gli psicologi Antonella Abiuso e Giovanni Galfano hanno evidenziato che la dimenticanza selettiva aiuta a regolare le emozioni. Non trattenere certi ricordi negativi può favorire l’equilibrio emotivo. Si tratta di un meccanismo adattivo che ci protegge dall’eccesso di stress. Infine, la distrazione può avere anche una funzione utile. Srini Pillay, neuropsichiatra della Harvard University, sostiene che la mente ha bisogno di vagare. Nei momenti in cui sembra assente, il cervello si sta in realtà rigenerando. Questo processo di “reset” permette di tornare più lucidi, più concentrati e spesso anche più creativi.
Non sempre è un problema: ascoltare i segnali
Dimenticare le cose ogni tanto è normale. Quando però la dimenticanza diventa costante e interferisce con la vita quotidiana, può essere il segnale di un sovraccarico mentale o emotivo. In questi casi, può essere utile fermarsi, rallentare e dare spazio a momenti di recupero. Dormire meglio, semplificare le giornate, fare una cosa per volta: piccoli accorgimenti che aiutano molto più di quanto si pensi.
Capire da dove nasce la distrazione permette anche di ridurre il senso di frustrazione. Non si tratta sempre di un difetto da correggere, ma di un messaggio che il cervello ci manda per avvisarci che ha bisogno di tempo, silenzio e riposo. In fondo, la memoria non è solo una funzione automatica. È lo specchio del nostro equilibrio interiore. E se ogni tanto qualcosa sfugge, può darsi che abbia più a che fare con le emozioni che con la distrazione.