Non è sempre semplice riuscire a gestire ciò che gli altri ci dicono, a te influenzano più i pareri degli sconosciuti o quelli dei tuoi amici? La risposta non è poi così scontata.
Immagina questa scena: sei in un negozio, incerta se acquistare un cappotto che ti piace molto ma che costa più di quanto avessi previsto. Hai in mano il telefono e stai per inviare una foto a un’amica con la classica domanda: “Che dici, lo prendo?” Prima che lei risponda, però, ti accorgi che una sconosciuta accanto a te lo osserva con approvazione e dice a un’amica: “Questo è davvero bellissimo, lo prenderei subito”. In quel momento qualcosa dentro di te si muove. Forse un brivido di conferma, forse una spinta sottile e silenziosa. Ed è proprio lì che sorge la domanda: chi ci influenza di più, gli amici o gli sconosciuti? Non è sempre semplice rispondere a questa domanda.
Per molti, la risposta sembra scontata. Gli amici ci conoscono, ci vogliono bene, sono la nostra rete affettiva più solida. Eppure, quando ci si addentra nella psicologia sociale e si osservano certi comportamenti nel quotidiano, si scopre che la realtà è molto più complessa e, a tratti, sorprendente. C’è da riconoscere che, il pensiero di persone a noi sconosciute, è di sicuro più obiettivo e diretto. Quando non ci si conosce, non c’è nessuna componente emotiva che potrebbe in qualche modo influenzare ciò che viene detto. Tutto è detto sulla base di considerazioni chiare e mirate.
Chi ti influenza tra amici e sconosciuti? La spiegazione da entrambi i punti di vista
Gli amici hanno accesso alla nostra storia, ai nostri gusti, alle nostre insicurezze. Quando uno di loro dice “non ti sta proprio bene quel colore” oppure “secondo me stai facendo un errore a cambiare lavoro”, il peso delle parole è enorme. Non solo per il contenuto, ma per la relazione che le sostiene. Le persone con cui condividiamo affetto e confidenza hanno il potere di modellare la nostra percezione di noi stessi, anche quando non se ne rendono conto. Ci fidiamo di loro perché ci sentiamo visti, compresi, accolti. Di conseguenza, la loro opinione spesso pesa più della nostra. Questo tipo di influenza è profonda, radicata nel legame emotivo e nell’idea che, chi ci conosce davvero, possa indicarci la strada giusta.
Tuttavia, proprio questa intimità porta con sé un effetto collaterale. A volte ci sentiamo troppo legati al giudizio di chi ci è vicino. Ci si auto-censura per non deludere, si resta fedeli a un’immagine che ci è stata attribuita, anche quando non ci appartiene più. Paradossalmente, proprio chi ci ama può ostacolare un cambiamento, se quel cambiamento ci allontana dall’idea che ha di noi. Per quanto riguarda invece l’influenza legata ai pareri di uno sconosciuto, pensiamo ai social network: quante volte una recensione positiva di un estraneo ci convince più del consiglio di un amico? O ancora, in una sala d’attesa, se tutti si alzano in piedi per qualche ragione sconosciuta, anche chi non conosce nessuno spesso si alza a sua volta. Non per reale convinzione, ma per una spinta automatica a non essere fuori posto. Ma quindi, alla luce di questo, chi ci influenza maggiormente? La verità, come spesso accade, non è assoluta. Ma c’è una tendenza che emerge con forza dalle ricerche: gli sconosciuti ci influenzano più di quanto pensiamo. E spesso più degli amici, proprio perché li consideriamo “neutrali” e quindi più oggettivi.
Come le persone tendono a conformarsi all’opinione della maggioranza: lo studio di Solomon Asch
Lo studio condotto da Solomon Asch è tra i più noti nel campo della psicologia sociale, in particolare per quanto riguarda la conformità. Asch ha esplorato in che modo la pressione esercitata da un gruppo possa portare un individuo ad allinearsi con l’opinione collettiva, anche quando la risposta corretta è chiara e inequivocabile. Durante i cosiddetti “trial critici”, i partecipanti si adeguavano alle risposte sbagliate fornite dagli altri nel 32% dei casi. Inoltre, il 74% di loro si conformava almeno una volta nel corso dell’esperimento, mentre solo il 26% manteneva sempre la propria opinione. Le ragioni dietro questa tendenza emersero chiaramente: molti si adeguavano per evitare di sentirsi esclusi o per non essere giudicati negativamente, rivelando così quanto possa essere potente l’influenza delle norme sociali.