Mangiare per non sentire le emozioni? Ecco cosa succede davvero

Per quale motivo moltissime persona mangiano per evitare emozioni forti? Ecco cosa si nasconde dietro a questa abitudine comune, la spiegazione che devi conoscere.

Può sembrare un semplice spuntino fuori orario, una fetta di torta divorata di fretta o una manciata di patatine mentre si guarda la TV. Ma per molte persone, il cibo non è solo nutrimento: è rifugio, distrazione, a volte perfino un anestetico emotivo. Quando la tristezza stringe, la rabbia brucia o l’ansia sale, la risposta non è sempre il dialogo o la consapevolezza: spesso è il frigorifero. Mangiare per non sentire le emozioni è un comportamento molto più comune di quanto si pensi, e non riguarda solo chi ha una relazione difficile con il proprio corpo o con il peso. Riguarda chiunque abbia scoperto, anche solo per caso, che il cibo può momentaneamente zittire il caos interiore.

Dal punto di vista psicologico, il legame tra emozioni e alimentazione è radicato profondamente nella nostra storia personale. Fin da piccoli, siamo stati abituati a ricevere cibo come risposta ai bisogni emotivi. Un gelato per consolare una delusione. Un biscotto come premio. Il cioccolato che tira su il morale. Il cervello ha imparato presto che mangiare non è solo sopravvivenza, ma anche conforto. Una vera e propria coccola culinaria rappresenta in molti casi, un modo per trovare consolazione dopo giornate stressanti e sconforti difficili da dover gestire.

Perché siamo abituati a mangiare per non sentire le emozioni? La spiegazione

Da un lato, utilizzare il cibo per gestire le emozioni ha una logica comprensibile. È immediato, disponibile, socialmente accettato. Non c’è bisogno di spiegazioni, né di confrontarsi con ciò che si prova davvero. In certi momenti, può anche evitare un’esplosione emotiva, offrendo una tregua temporanea. In altre parole, il cibo sa essere un valido contenitore. In assenza di strumenti più maturi, può fungere da primo soccorso emotivo. Un “cerotto” utile quando le emozioni fanno troppo male per essere guardate in faccia. Ma questa strategia ha un prezzo. Il primo effetto collaterale è che, alla lunga, il meccanismo perde efficacia. Le emozioni represse non svaniscono: restano sotto traccia, si accumulano, tornano a bussare con forza maggiore. E spesso, dopo aver mangiato in modo compulsivo, si provano senso di colpa, vergogna, frustrazione. Si passa da una fuga emotiva a un’autoaccusa.

Mangiare per evitare emozioni, perché lo facciamo
Mangiare per evitare emozioni, perché lo facciamo

Si innesca così un circolo vizioso. Le emozioni forti generano la spinta a mangiare, il mangiare genera emozioni negative (di tipo diverso), che a loro volta alimentano il bisogno di continuare a mangiare. E si resta intrappolati in un loop che ha poco a che fare con il cibo e molto con il bisogno di ascolto. Un altro effetto sottile, ma potente, è che si perde la connessione con il proprio mondo emotivo. Se ogni volta che si è tristi si mangia, si finisce per non sapere più riconoscere la tristezza. Le emozioni diventano sfocate, indistinte. L’alimentazione emotiva non solo copre le emozioni, ma rende difficile sviluppare quella consapevolezza che è alla base del benessere psicologico. Tutto sta nel riuscire a trovare un equilibrio sano. Ritrovarsi nel cibo non è una cattiva abitudine ma non deve in alcun modo diventare necessità e chiusura totale.

Rapporto tra alimentazione e forti emozioni: lo studio psicologico che devi conoscere

Un’importante ricerca sul legame tra alimentazione e gestione delle emozioni è quella condotta da Katterman e colleghi nel 2013. Questo studio ha messo in luce come molte persone ricorrano al cibo per evitare di affrontare emozioni spiacevoli o dolorose. In particolare, è emerso che l’alimentazione emotiva rappresenta una sorta di strategia di auto-consolazione, capace di offrire una gratificazione immediata e un momentaneo sollievo dal disagio emotivo. Dai risultati sono emerse alcune evidenze significative: chi fatica a riconoscere, comprendere o comunicare le proprie emozioni tende più facilmente a sviluppare un rapporto disfunzionale con il cibo. Il mangiare per ragioni emotive fornisce un sollievo a breve termine, sostituendo temporaneamente il malessere con il piacere derivante dal cibo. Questo meccanismo agisce come una sorta di anestetico emotivo, ma il suo effetto è passeggero e rischia di innescare un circolo vizioso.

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