C’è un motivo per cui certe canzoni ci toccano ogni volta, anche a distanza di anni.
Alcuni brani sembrano rappresentare una parte di noi, come se fossero impressi nella nostra storia personale. La psicologia spiega che la musica non è solo un passatempo, ma uno specchio dell’identità. Secondo la psicologa e musicista Nena Lavonne, scegliamo la nostra musica preferita perché riflette ciò che siamo o ciò che desideriamo diventare. Questo vale soprattutto durante l’adolescenza e la prima età adulta, fasi cruciali in cui si definiscono i nostri valori, gusti e modi di essere. In quel periodo, le esperienze emotive si intrecciano con le canzoni che ascoltiamo, e il risultato è una connessione che dura nel tempo. Il Dr. Gasser, esperto in psicologia dell’identità, aggiunge che la musica agisce come un simbolo di riconoscimento interiore. Le melodie, i testi, perfino i generi musicali che ci rappresentano diventano parte integrante di chi siamo. Per questo motivo, anche se scopriamo nuove canzoni, torniamo sempre a quelle che conosciamo meglio: sono legate alla nostra costruzione del sé.
Nostalgia, memoria e costanza delle preferenze
Oltre all’identità, gioca un ruolo chiave anche la nostalgia, che ci spinge a cercare brani che evocano momenti passati. La musica diventa una sorta di macchina del tempo emotiva, capace di riportarci a un’estate precisa, a una persona amata, a un periodo in cui ci siamo sentiti vivi o fragili. Uno studio di Rentfrow e Gosling ha evidenziato come le preferenze musicali nate durante l’adolescenza siano strettamente collegate alle esperienze sociali e affettive di quel periodo. Queste preferenze, una volta formate, tendono a rimanere stabili anche in età adulta. Ogni volta che riascoltiamo un brano del passato, il nostro cervello attiva circuiti della memoria e delle emozioni, rinforzando il legame tra musica e vissuto. Questo spiega perché, anche con il passare degli anni, non smettiamo mai di amare certe canzoni. Possono cambiare i gusti superficiali, ma i brani legati ai ricordi più profondi continuano ad avere un ruolo speciale.
Personalità, emozioni e il bisogno di coerenza
La musica parla anche del nostro modo di stare nel mondo. Il ricercatore David M. Greenberg ha individuato legami precisi tra tratti della personalità e generi musicali preferiti. Chi è estroverso tende ad amare suoni energici e ritmati, come pop e dance, mentre chi è più introverso e riflessivo sceglie rock, jazz o indie, alla ricerca di significati più profondi. Uno studio della Heriot-Watt University conferma che le nostre scelte musicali rispecchiano tratti della personalità, e questo rafforza ulteriormente il legame tra suoni e identità. La musica che ascoltiamo è un’estensione delle nostre emozioni e dei nostri modi di affrontare la realtà.
Inoltre, come dimostrano le ricerche di Aknin, Norton e Dunn, anche se ci adattiamo facilmente ai cambiamenti della vita, le preferenze musicali restano sorprendentemente stabili. Questo succede perché il legame con la musica è emotivo e profondo, non solo razionale. Ci dà conforto, ci fa sentire a casa, ci aiuta a regolare le emozioni, come sottolineato da Zillmann e Gan.
In definitiva, la nostra musica preferita non è semplicemente una colonna sonora di fondo. È una parte autentica della nostra identità, un riflesso dei nostri ricordi, dei momenti più intensi e dei tratti più intimi del carattere.
Per questo, anche se cambiamo, cresciamo e ci evolviamo, ci sarà sempre una playlist del cuore a ricordarci chi siamo stati e, in fondo, chi siamo ancora.