Per quale motivo ci sentiamo più forti dopo aver finito una maratona su Netflix? Spesso le serie tv offrono una vera e propria svolta alla nostra autostima. Ecco la spiegazione illuminante.
Capita spesso, dopo aver trascorso ore immerse in una serie tv, di sentirsi stranamente cariche, quasi invincibili. Non è soltanto un effetto collaterale dell’identificazione con il protagonista o della tensione emotiva accumulata episodio dopo episodio. È qualcosa di più sottile, profondo, che ha a che fare con la nostra autostima. Quella sensazione di soddisfazione che ci prende quando premiamo “Guarda il prossimo episodio”, la stessa che ci accompagna nei giorni successivi, quando parliamo della trama con un’amica o ci sorprendiamo a riflettere su una scelta narrativa o morale.
Ma cosa succede esattamente nel nostro cervello durante una maratona su Netflix? Le serie tv hanno smesso da tempo di essere un semplice intrattenimento per diventare un’esperienza psicologica totalizzante. Alcune persone seguono intere stagioni nel giro di pochi giorni non per noia, ma perché cercano, anche inconsapevolmente, qualcosa che parli a loro, di loro. Non a caso le storie che si ispirano ad avvenimenti realmente accaduti, finiscono per trascinare i telespettatori a pieno, in ogni episodio. Il segreto è proprio nella capacità di potersi rispecchiare e riconoscere in molteplici situazioni.
L’effetto psicologico della maratona: dalla connessione emotiva al senso di padronanza
Guardare più episodi di fila non è soltanto un piacere colpevole, ma un atto che può avere ricadute psicologiche reali. In termini neurobiologici, ogni episodio stimolante rilascia dopamina, il cosiddetto “ormone del piacere”, alimentando una catena di gratificazioni che ci fa sentire attive e coinvolte. Non si tratta, quindi, di una passività come spesso si tende a pensare, ma di una partecipazione attiva ed emotiva, alla costruzione di un mondo narrativo. In questa dinamica, il binge-watching diventa una vera e propria esperienza trasformativa. Quando ci sentiamo parte della storia, sviluppiamo quella che in psicologia si chiama identificazione parasociale. Costruiamo così un legame affettivo con personaggi che ci sembrano reali, pur sapendo razionalmente che non lo sono.
Questa sensazione spinge poi molte persone, a provare un senso di profonda tristezza e malinconia, quando la serie del momento, giunge alla sua conclusione. Ci sentiamo tristi e malinconici, come se un amico presente e costante nella nostra vita, diventasse improvvisamente un estraneo lontano. Sono quindi molteplici gli aspetti che fanno bene alla nostra autostima. Le maratone di serie tv alimentano anche il nostro bisogno di appartenenza. Discutere di un finale controverso, condividere teorie sui social, aspettare con ansia la prossima stagione ci fa sentire parte di una comunità. Un altro aspetto affascinante inoltre, riguarda il senso di padronanza che deriva dal completamento di una stagione o di un’intera serie. È come una micro-impresa portata a termine, un obiettivo raggiunto, e il nostro cervello lo registra esattamente come tale. In fondo, ogni maratona è una piccola ribellione alle richieste continue della vita esterna. È un tempo che ci prendiamo, uno spazio protetto in cui possiamo perderci per ritrovarci. La tv diventa così una terapia non dichiarata, una forma di autocura emotiva che non ha bisogno di etichette per essere efficace.