Chi ha paura di essere lasciato, a volte lascia per primo: il lato nascosto della dipendenza emotiva

Sono molte le persone che, per paura di essere lasciati, decidono di agire e prendono per primi una decisione. Cosa si nasconde dietro questo atteggiamento? Tutto quello che devi sapere.

All’inizio di una relazione è tutto luce. Le giornate scorrono con leggerezza, ogni messaggio fa battere il cuore e ogni gesto viene interpretato come un segno d’amore. Si crea un’intimità che sembra invincibile, uno spazio sicuro in cui ci si sente finalmente visti, capiti, accolti. Nei primi tempi, l’amore è un rifugio, un entusiasmo condiviso, una chimica che dà un senso alle giornate. È il periodo in cui si tende a mettere da parte le paure. Le ferite passate sembrano guarite, le insicurezze ridimensionate, i pensieri razionali messi in pausa. Si crede, o si vuole credere, che stavolta sarà diverso. Che questa persona non andrà via e che resterà con noi per sempre. Ma con il tempo, qualcosa può incrinarsi. La comunicazione cambia e le incomprensioni, quelle che all’inizio si superavano con una battuta, diventano muri. L’entusiasmo si trasforma in tensione, la leggerezza in vigilanza. Le relazioni non finiscono mai per un solo motivo.

A volte si logorano lentamente, altre volte esplodono all’improvviso. Ma in molte coppie, prima della fine, arriva un punto critico in cui uno dei due comincia a temere l’abbandono. Ed è proprio in quel momento che può succedere qualcosa di controintuitivo. Chi ha più paura di essere lasciato, è proprio chi finisce per lasciare. Può sembrare illogico. Ma chi soffre di dipendenza emotiva tende a vivere l’amore con un’ansia di fondo costante. Ha bisogno di continue conferme, teme il rifiuto anche quando non ce n’è traccia e interpreta piccoli segnali come minacce. Basta una risposta più fredda, un appuntamento rimandato, una parola fuori posto. Il dubbio si insinua: “E se non mi ama più?”. Nel timore costante di essere lasciato, chi è emotivamente dipendente sviluppa una strategia inconscia di “autodifesa preventiva”. Meglio andarsene prima, pensa. Meglio chiudere prima che l’altro lo faccia. È una fuga travestita da decisione.

La paura di essere lasciati e la scelta (paradossale) di andarsene

Ma dietro c’è il bisogno disperato di non sentirsi rifiutati. Il problema non è solo la paura di perdere l’altro, ma ciò che quella perdita rappresenta. Per chi vive in stato di dipendenza emotiva, l’altro diventa un’estensione della propria identità. Senza quella persona si sente perso, svuotato, non definito. La dipendenza emotiva non è semplicemente amare troppo. È una condizione psicologica in cui l’altro diventa l’unica fonte di stabilità, valore e identità. È un legame in cui si rinuncia a se stessi pur di non perdere l’altro. Ma è anche una forma sottile di autosvalutazione. Chi ne soffre, spesso ha una bassa autostima, si sente “meno” degli altri e vive in modo distorto l’affettività. Non riesce a tollerare il distacco, anche temporaneo. Si aggrappa, controlla, idealizza. Ma allo stesso tempo, può diventare ipercritico, sospettoso, perfino freddo. Sono i meccanismi di difesa di chi ha il terrore di dipendere, ma non riesce a farne a meno. Ma come affrontare la dipendenza emotiva e guarire?

Chi lascia per paura di essere lasciato
Chi lascia per paura di essere lasciato

Il primo passo è riconoscerla, successivamente è bene fare un lavoro profondo su di sé. Anche la consapevolezza quotidiana aiuta. Imparare a stare soli, coltivare passioni indipendenti, costruire confini sani. Chiedersi, nelle relazioni: “Sto qui perché amo o perché ho bisogno?” Chi affronta la dipendenza emotiva scopre una verità potente: l’amore non ha a che fare con la paura. Non ha bisogno di garanzie costanti, di controllo, di prove continue. Non è una lotta contro l’abbandono. È presenza, libertà e fiducia reciproca. L’amore è condivisione, è essere complici e vivere insieme, gioie ma soprattutto momenti difficili. Tutto sta nel riuscire a trovare un sano equilibrio. La vera maturità sentimentale sta nel riuscire a disinnescare e capire quando è necessario fare un passo indietro e coltivare un sano e produttivo dialogo.

Dipendenza emotiva e relazioni amorose: lo studio psicologico di Rosember e Curtiss Feder

Nel 2014, Rosember e Curtiss Feder hanno approfondito il tema della dipendenza emotiva all’interno delle relazioni di coppia, arrivando a una conclusione interessante: l’amore romantico può essere visto come una forma di dipendenza naturale, frutto dell’evoluzione, che ha favorito il legame tra partner e la sopravvivenza della specie. Secondo i ricercatori, infatti, l’innamoramento condivide diverse caratteristiche con le dipendenze classiche, come il bisogno irrefrenabile dell’altro, la necessità crescente di presenza e contatto (tolleranza), il malessere in caso di lontananza (astinenza) e la tendenza a ricadere nei vecchi schemi (recidiva). Gli autori propongono una distinzione fondamentale tra due tipi di dipendenza affettiva: una positiva, sana, che nasce da un amore ricambiato e equilibrato e una negativa, che prende forma in situazioni di amore non corrisposto, sofferto o patologico. Questa classificazione permette di leggere le dinamiche amorose sotto una nuova luce, evidenziando come la dipendenza affettiva possa assumere sfumature molto diverse da coppia a coppia.

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