Il cinema continua ad essere una delle passioni che accomuna la maggior parte delle persone. Ecco per quale motivo alcune storie ci fanno emozionare anche dopo tanti anni.
Ci sono film che si dimenticano in fretta e altri che, al contrario, si insinuano sotto la pelle, si annidano nella memoria e continuano a commuoverci ogni volta che li rivediamo, anche a distanza di anni. Il cinema, in fondo, ha da sempre questo potere: sa raccontare storie che non ci appartengono eppure ci riguardano da vicino, tocca corde che magari non sapevamo nemmeno di avere e ci restituisce emozioni così autentiche da sembrare vissute in prima persona. È una forma d’arte collettiva che agisce, però, in modo profondamente personale.
Alcune persone piangono tutte le volte che rivedono Il Re Leone, anche se conoscono ogni battuta a memoria. Altre si ritrovano puntualmente con gli occhi lucidi durante il finale di Titanic, nonostante abbiano visto il film decine di volte. E poi c’è chi sente un nodo in gola ogni volta che scorre la pellicola di La vita è bella, come se fosse la prima. Le emozioni provate sono autentiche e forti proprio come quelle vissute al primo sguardo. Ma per quale motivo succede?
Perché alcuni film ci emozionano sempre: quando una scena apre una ferita mai rimarginata
Il motivo per cui certi film continuano a commuoverci, anche a distanza di tempo, è legato alla capacità del cinema di attivare ricordi emotivi e, in alcuni casi, esperienze traumatiche che abbiamo vissuto, magari senza esserne del tutto consapevoli. Le immagini e i dialoghi di una scena diventano allora una sorta di grilletto emotivo, un innesco che risveglia sensazioni sepolte: una perdita non elaborata, una separazione mai superata, un’infanzia difficile, un senso di abbandono che ancora ci accompagna. Il cervello non distingue pienamente tra esperienza reale e rappresentazione simbolica quando l’attivazione emotiva è forte. Se un film riesce a metterci davanti qualcosa che ci tocca profondamente, la reazione sarà autentica, viscerale. Piangiamo perché quella storia, in qualche modo, parla di noi, anche se non ha nulla a che vedere con la nostra vita concreta. Il cinema, in questi casi, diventa uno specchio: riflette ciò che abbiamo vissuto, ciò che ci manca, o semplicemente ciò che temiamo di perdere.
In questo senso, film come Coco, che affronta il tema del legame con i defunti e la memoria familiare, non commuovono solo perché sono “ben fatti”. Commuovono perché parlano del lutto, della paura dell’oblio, del bisogno di sentirsi ancora in connessione con chi non c’è più Il potere evocativo del cinema è reso ancora più intenso dalla colonna sonora, dai volti degli attori, dalla fotografia: ogni elemento contribuisce a creare un’esperienza immersiva che rende tangibile l’astratto, che dà forma al sentire. A rendere tutto ancora più forte è il passare del tempo. Rivedere un film dopo anni, da adulti, significa non solo rivivere le emozioni legate alla prima visione, ma anche confrontarsi con ciò che siamo diventati.
Il cinema come specchio della psiche: identificazione e proiezione
Il cinema è uno strumento psicologico molto potente, capace di coinvolgere profondamente lo spettatore attraverso due meccanismi chiave: l’identificazione e la proiezione. L’identificazione è un meccanismo attraverso cui una persona assume, in parte o del tutto, tratti o atteggiamenti di un altro individuo. Nel contesto cinematografico, lo spettatore si immedesima nei personaggi sullo schermo, sentendo come proprie le loro emozioni e vicende. Lo psicoanalista Cesare Musatti spiegava che “lo spettatore è di volta in volta tutti i singoli personaggi”, ovvero vive le esperienze raccontate come se fossero le proprie. La proiezione è un meccanismo inconscio attraverso cui si attribuiscono ad altri, persone o personaggi, pensieri, desideri o emozioni che non si vogliono riconoscere in sé stessi. Nella visione di un film, chi guarda può inconsciamente trasferire parti di sé sui personaggi, usando la narrazione come uno specchio. Anche in questo caso, Musatti osserva che “i singoli personaggi sono sempre lo stesso spettatore”, sottolineando come il cinema permetta di confrontarsi in modo ampio e stimolante.