Grande Fratello 2025, si è conclusa l’edizione con la vittoria di Jessica Morlacchi. Come i concorrenti di quest’anno sono riusciti ad influenzare il pubblico a casa? Tutto quello che c’è da sapere.
Il Grande Fratello 2025, concluso lunedì sera con la vittoria di Jessica Morlacchi e il secondo posto di Helena Prestis, ha rappresentato una delle edizioni più chiacchierate e seguite. Sei mesi e mezzo di ininterrotta esposizione mediatica hanno contribuito a plasmare il rapporto tra i partecipanti e il pubblico, un legame che si è evoluto, modificato e intensificato nel corso del programma. Come in ogni reality show, il pubblico entra in una sorta di relazione empatica con i concorrenti, ma ciò che accade nel corso delle settimane è molto più profondo.
Quando il pubblico si avvicina a un reality show come il Grande Fratello, l’approccio iniziale è fortemente caratterizzato da un processo di empatia. Gli spettatori, infatti, iniziano a identificarsi con i concorrenti, proiettando su di loro le proprie emozioni, paure e speranze. Inizialmente, la relazione tra i telespettatori e i partecipanti si sviluppa intorno a una sorta di curiosità. E’ di sicuro appassionante poter seguire attori e personaggi, in un contesto completamente diverso rispetto al solito. Non si tratta di assistere ad un film o ad una interpretazione, quello a cui assistiamo, è in gran parte legato, alla vita vera.
Quando la TV entra nella mente: il legame psicologico tra spettatori e concorrenti
Durante le prime fasi del programma, si tende a idealizzare i partecipanti. In questa fase, gli spettatori spesso vedono i concorrenti come figure che, per qualche motivo, riescono a incarnare idealmente aspetti della propria personalità o dei propri desideri. Un esempio lampante in questa edizione è Jessica Morlacchi, che, con la sua simpatia e naturalezza, è riuscita a conquistare una buona parte del pubblico. Questo fenomeno psicologico, che può essere descritto come il legame di affinità sociale, è legato alla teoria dell’identificazione. Gli spettatori, inconsciamente, cercano in chi partecipano al reality un’identità con la quale entrare in relazione. Tuttavia, con l’andare delle settimane, il processo psicologico di idealizzazione comincia a evolversi in qualcosa di più complesso. I concorrenti, nel loro percorso, iniziano a svelare parti più vulnerabili di sé, ma anche lati più ambigui e a volte controversi.
Un esempio significativo in questa edizione è stato quello di Helena Prestis. Fino a un certo punto del programma, era vista come una figura enigmatica, ma anche come una persona dalla forte personalità, che sembrava sempre controllare ogni situazione. Tuttavia, nelle ultime settimane, la sua immagine si è sfumata, mostrando anche momenti di fragilità e incertezza, che hanno umanizzato il suo personaggio agli occhi del pubblico. Il Grande Fratello è ormai giunto al termine e i concorrenti sono rientrati nella loro vita quotidiana. Il pubblico sta quindi vivendo un momento di distacco. La fine del programma implica la fine di un’intensa fase di coinvolgimento emotivo, che ha visto i telespettatori accompagnare i concorrenti nel loro viaggio. Eppure, questo distacco non è mai totale. La relazione che si è sviluppata durante il programma è di tipo psicologico, non fisico. Ciò significa che, anche quando i riflettori si spengono, rimane un legame simbolico con quei partecipanti che hanno saputo lasciare un segno.
L’empatia nel Grande Fratello: L’identificazione come legame emotivo tra i concorrenti
Uno studio fondamentale che esplora il concetto di identificazione è il lavoro di Sigmund Freud del 1921, Psicologia delle masse e analisi dell’Io. In questo testo, Freud analizza l’identificazione come una modalità essenziale di connessione emotiva con un’altra persona. Lo studioso analizza tre tipologie, necessarie per approfondire la tematica. La prima riguarda l’identificazione primaria. Il primo stadio di un legame emotivo con un altro individuo, che si osserva frequentemente nelle fasi iniziali dello sviluppo. L’identificazione secondaria è un processo più evoluto in cui la persona interagisce con un oggetto esterno riconoscendolo come distinto da sé. La terza riguarda l’identificazione proiettiva, un meccanismo attraverso il quale la persona crede di trasferire alcune caratteristiche della propria identità su un oggetto esterno.