Comprare esperienze o oggetti? La psicologia spiega cosa ci rende davvero felici

Quante volte ci siamo trovati di fronte al dubbio: meglio spendere per un viaggio o per un nuovo smartphone? La domanda sembra banale, ma dietro questa scelta si nasconde una profonda riflessione psicologica.

Diversi studi dimostrano che ciò che acquistiamo ha un impatto diretto sulla nostra felicità, ma non sempre nel modo che immaginiamo. La scienza, infatti, suggerisce che le esperienze valgono più degli oggetti. E non solo per il momento in cui le viviamo. Uno degli studi più significativi è quello condotto da Amit Kumar, Matthew Killingsworth e Thomas Gilovich. Pubblicato sul Journal of Experimental Social Psychology, ha coinvolto oltre 2.600 persone e ha rilevato che gli acquisti esperienziali generano maggiore felicità rispetto a quelli materiali. E questo effetto positivo si manifesta prima, durante e dopo l’esperienza stessa. La differenza non sta soltanto nel valore economico. Ciò che conta davvero è l’impatto psicologico che queste scelte hanno su di noi. Gli oggetti, pur belli e utili, tendono a perdere rapidamente il loro fascino. Le esperienze, invece, si trasformano in ricordi vivi, che riaffiorano nel tempo con sfumature sempre più piacevoli.

Esperienze: ricordi che ci trasformano

Leaf Van Boven, psicologo all’Università del Colorado, ha messo in luce un aspetto spesso sottovalutato: le esperienze diventano parte della nostra identità. Non possediamo semplicemente un’esperienza, la viviamo e la portiamo dentro. Ogni viaggio, concerto o cena speciale contribuisce a definire chi siamo e come ci raccontiamo agli altri. Non solo. Le esperienze sono anche più aperte a reinterpretazioni positive col passare del tempo. Una vacanza con qualche imprevisto può trasformarsi in una storia divertente da raccontare. Un oggetto difettoso, invece, resta solo un acquisto deludente. È proprio per questo che tendiamo a ricordare con più affetto le esperienze che abbiamo vissuto, anche se brevi o imperfette. C’è poi il tema della connessione sociale. Secondo un’altra ricerca condotta da Kumar, Gilovich e Thomas Mann, le esperienze rafforzano i legami con le persone. Un concerto visto con un amico, un’escursione con la famiglia o una cena romantica lasciano un’impronta profonda. Condividere momenti crea legami, molto più che condividere oggetti.

Oggetti: utili, ma non sempre soddisfacenti

Questo non significa che gli oggetti non abbiano valore. In alcune situazioni, specialmente per chi ha risorse limitate, un acquisto materiale può garantire benefici pratici più immediati. È quanto emerge dallo studio di Wood e colleghi, che ha osservato come le persone appartenenti a classi sociali meno agiate traggano più soddisfazione da beni materiali, proprio per la loro utilità concreta nel quotidiano. Tuttavia, sul lungo periodo, anche per queste fasce della popolazione, le esperienze possono avere un effetto più duraturo sulla felicità. Thomas Gilovich, tra i maggiori esperti del tema, ha parlato del fenomeno dell’adattamento edonico: tendiamo ad abituarci agli oggetti, anche quelli più desiderati. La loro presenza diventa parte del “fondale” della nostra vita e perde intensità emotiva. Le esperienze, al contrario, continuano ad arricchire la nostra memoria e il nostro vissuto emotivo.

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Una vacanza con qualche imprevisto può trasformarsi in una storia divertente da raccontare. Un oggetto difettoso, invece, resta solo un acquisto deludente.

Alla fine, la scienza sembra suggerire una direzione chiara. Se vogliamo coltivare una felicità più duratura, dovremmo orientare le nostre spese verso ciò che ci fa vivere, non solo possedere. Le esperienze stimolano, uniscono, trasformano. Ci rendono protagonisti, non semplici consumatori. Ogni volta che scegliamo di vivere qualcosa invece di comprare qualcosa, stiamo investendo in una versione più ricca e autentica di noi stessi. E questo, secondo la psicologia, è uno dei modi migliori per essere davvero felici.

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