Ogni mattina, davanti all’armadio, compiamo una scelta che va ben oltre il semplice gusto estetico.
Scegliere vestiti larghi o aderenti non è solo una questione di moda: è un vero e proprio linguaggio del corpo che svela come ci percepiamo e quanto siamo sicuri di noi stessi. Secondo diversi studi psicologici, le preferenze in fatto di abbigliamento possono riflettere emozioni profonde, stati d’animo e dinamiche interiori che spesso non siamo nemmeno consapevoli di voler comunicare. Non è un caso che, in giornate in cui ci sentiamo più vulnerabili o insicuri, tendiamo a scegliere abiti che coprano di più o che non attirino l’attenzione. Al contrario, quando ci sentiamo forti, sicuri e al centro del nostro equilibrio interiore, possiamo essere più propensi a indossare capi che valorizzino la nostra figura.
Uno studio fondamentale in questo campo è quello di Adam & Galinsky (2012), che ha introdotto il concetto di enclothed cognition. Questa teoria sostiene che ciò che indossiamo influenza realmente il nostro modo di pensare e di comportarci, perché i vestiti portano con sé significati simbolici che vanno a modellare anche il nostro atteggiamento.
Abiti aderenti: quando il controllo veste il corpo
Indossare abiti aderenti può trasmettere un’immagine di sicurezza, cura e determinazione. In molti casi, chi sceglie questo tipo di abbigliamento lo fa per comunicare forza e padronanza del proprio corpo. Tuttavia, come sottolineato dalla psicologa Jennifer Baumgartner, questo non è sempre indice di equilibrio. Molti individui utilizzano i vestiti attillati come una sorta di armatura emotiva, cercando di compensare insicurezze interiori attraverso un’immagine esterna perfetta. Questo meccanismo può essere visto come un modo per controllare lo sguardo degli altri, proiettando un’apparenza sicura anche quando dentro ci si sente fragili. Alcuni studi, come quello di Kinley (2010), mostrano che quando ci sentiamo a nostro agio nei vestiti, anche l’autostima ne beneficia. Ma se gli abiti sono troppo stretti o ci fanno sentire sotto pressione, il risultato è spesso il contrario.
Chi predilige abiti larghi potrebbe farlo per sentirsi più a proprio agio, ma spesso questa scelta è collegata a una percezione negativa del proprio corpo. Secondo una ricerca dell’Università di Hertfordshire, le persone con bassa autostima o tendenza alla depressione sono più propense a indossare capi ampi, che permettano loro di nascondersi anziché esporsi. In questi casi, i vestiti diventano una forma di rifugio, una barriera morbida tra sé e il mondo. L’insoddisfazione corporea, come mostrano gli studi di Ogle (1999), è spesso alla base di questa tendenza. Tuttavia, non sempre un abbigliamento comodo è sintomo di disagio: in molti contesti culturali, scegliere capi larghi è una forma di rispetto o appartenenza a un certo gruppo sociale. Il significato va dunque sempre letto nel suo contesto, senza generalizzazioni.
In definitiva: ciò che indossiamo modella anche ciò che siamo
Non esiste una scelta “giusta” o “sbagliata” tra vestiti larghi e aderenti. Ma è certo che la moda non è mai solo superficie. Come dimostra la psicologia dell’abbigliamento, le nostre preferenze rivelano come ci sentiamo dentro e che rapporto abbiamo con il nostro corpo e con gli altri. Scegliere consapevolmente cosa indossare può diventare un modo per prendersi cura della propria salute mentale. Quando indossiamo abiti che ci fanno sentire bene, non solo miglioriamo il nostro umore, ma rafforziamo anche la fiducia in noi stessi. Al contrario, nascondersi dietro un certo look può diventare un campanello d’allarme che vale la pena ascoltare.
La prossima volta che apriamo l’armadio, potremmo chiederci: “Sto scegliendo questi vestiti per esprimermi o per proteggermi?” Le risposte, anche quelle non dette, parlano molto di noi.