Quando si parla di costanza nell’allenamento, la prima giustificazione che affiora è sempre la stessa: “non ho tempo”. Eppure, il tempo spesso non è il vero problema.
Come hanno evidenziato gli studi del team TRAINFITNESS, si tratta più di una percezione distorta che di una reale barriera. La verità è che se un’attività viene considerata importante, la si inserisce nella giornata, anche solo per 15 minuti. Il problema è più profondo. Dietro la mancanza di costanza si nasconde spesso un errore psicologico invisibile ma potente: la mentalità “tutto o niente”. Quella vocina che ci dice che, se non possiamo fare tutto alla perfezione, allora è meglio non fare nulla. Saltare un giorno di allenamento diventa così il pretesto per rinunciare del tutto. Jenny Eden Berk, esperta in psicologia alimentare, lo definisce uno dei motivi principali per cui si fallisce nella creazione di una routine duratura. Ma questa mentalità è un’illusione: ogni piccolo passo conta.
Serve un “perché” che sia nostro
Il secondo errore, spesso sottovalutato, riguarda la motivazione iniziale. Stephen LaBerge ha spiegato che l’essere umano è spinto da obiettivi chiari e significativi. Se l’allenamento è solo un dovere astratto – come “devo rimettermi in forma” – la motivazione evapora rapidamente. La costanza nasce quando troviamo un perché autentico: sentirci meglio mentalmente, dormire bene, liberarci dallo stress, avere più energia. Un obiettivo che sentiamo nostro e che ci riguarda davvero è il primo motore della perseveranza.
Un altro ostacolo che non aiuta è la tendenza a confrontarsi con gli altri, soprattutto con immagini perfette sui social. Mike Silverman ci ricorda che la paura di sentirsi “non all’altezza” è un freno potente. Ma ogni corpo è unico e ogni percorso è diverso. Concentrarsi sui propri progressi, invece che sulle prestazioni degli altri, è una strategia molto più efficace per mantenere alta la motivazione. Jordan Kunde-Wright, trainer e consulente fitness, sottolinea che gli obiettivi irrealistici sono la ricetta per la frustrazione. Chi decide di allenarsi un’ora al giorno per sette giorni su sette difficilmente potrà mantenere il ritmo nel tempo. Meglio partire con poco, anche solo 20-30 minuti due o tre volte a settimana, e costruire gradualmente. La soddisfazione di riuscirci crea un ciclo positivo che ci spinge a continuare.
Ma c’è un altro elemento chiave: il piacere. Uno studio condotto da Rhodes e Kates ha dimostrato che l’esercizio fisico diventa costante quando genera emozioni positive. In altre parole, se l’attività che scegliamo ci piace, sarà molto più facile ripeterla. Non siamo tutti fatti per la sala pesi o per la corsa. Magari preferiamo il nuoto, la danza, lo yoga o le camminate in natura. L’importante è ascoltare sé stessi e scegliere ciò che ci fa stare bene. Infine, non va sottovalutata l’influenza dell’ambiente. Se la nostra casa non è predisposta all’attività fisica, sarà più difficile allenarsi. Anche in questo caso la soluzione è semplice: basta un tappetino e uno spazio libero per sentirsi più predisposti a iniziare. E se si può, unirsi a un gruppo o condividere il percorso con un amico può fare la differenza.
Cambiare il modo in cui vediamo l’allenamento
Il cambiamento duraturo non arriva dalla forza di volontà pura. Arriva dalla ripetizione costante di piccoli gesti che ci fanno sentire meglio. La formazione delle abitudini, spiegano Rhodes e Kates, è un processo psicologico che si costruisce con azioni regolari e significative. Non serve partire in quarta. Serve partire, e rendere l’allenamento parte della nostra identità quotidiana.
Usare tecniche semplici come la respirazione profonda prima di iniziare o una musica che ci dà la carica può aiutarci a spezzare l’inerzia. Anche questa è psicologia: associamo sensazioni positive all’atto di muoverci, e con il tempo l’allenamento non sarà più un obbligo ma un’abitudine naturale. In definitiva, la costanza non si conquista con la perfezione, ma con la gentilezza verso noi stessi e la capacità di ritrovare il piacere nel movimento. L’errore psicologico più grande? Credere che fallire un giorno significhi aver fallito del tutto. Invece, ogni volta che riprendiamo, stiamo facendo un passo avanti.