Ordinare casa senza motivo che senso ha? Ecco cosa dice la psicologia di questo comportamento.
Ci sono giorni in cui ci sorprendiamo a riordinare compulsivamente ogni angolo della casa, spinti da un’urgenza che sembra non avere spiegazione logica. Non c’è una visita in arrivo, nessun evento particolare. Eppure, ci troviamo a rimettere in ordine scaffali, svuotare armadi, pulire angoli mai toccati da mesi. Secondo la psicologia, questo comportamento “senza motivo” è tutt’altro che privo di significato.
Riordinare per mettere ordine nella mente: cosa dice la psicologia
Il nostro ambiente domestico è spesso lo specchio del nostro stato interiore. La psicologia ambientale ha dimostrato che lo spazio in cui viviamo condiziona profondamente il nostro benessere mentale. Così come il disordine può generare confusione e ansia, il riordino ha un effetto calmante e rassicurante. Mettere in ordine oggetti, sistemare cassetti o pulire superfici non è solo un’attività materiale: è, per molti versi, un gesto simbolico di riorganizzazione psichica.
Ogni volta che pieghiamo una maglia, buttiamo oggetti inutili o riorganizziamo le mensole, stiamo dando forma al caos, non solo esterno ma anche interno. È come se, attraverso l’azione fisica, si attivasse un processo di chiarificazione mentale. Ecco perché il riordino può essere spontaneo nei momenti in cui ci sentiamo confusi, sopraffatti o ansiosi: serve a creare uno spazio dentro e fuori dove potersi sentire di nuovo in controllo.
Il bisogno di controllo dietro l’apparente normalità: cosa dicono gli esperti
Quando questo comportamento diventa frequente, quasi compulsivo, non è raro che nasconda un bisogno profondo di controllo. Come spiega la psicoterapeuta citata da Riza Psicosomatica, dietro l’ossessione per l’ordine si cela spesso l’incapacità di tollerare l’incertezza o l’instabilità. In altre parole, chi riordina costantemente può farlo per sedare un’ansia interna, per rimettere in equilibrio un mondo interiore che vacilla.
In queste circostanze, la casa perfettamente in ordine diventa una sorta di barriera protettiva, una zona franca dove tutto è al proprio posto e nulla può sorprendere. Il disordine, invece, viene percepito come una minaccia, un riflesso delle emozioni incontrollate. È un modo, dunque, per riconfermare il proprio senso di sé, in un momento in cui la realtà esterna (o interna) appare difficile da gestire.
Quando l’ordine diventa una forma di ansia
Naturalmente, non sempre riordinare è sinonimo di disagio. La linea di confine tra un’abitudine salutare e un comportamento ansiogeno può diventare sottile. Quando sentiamo il bisogno impellente di pulire ogni giorno, quando il disordine ci provoca disagio fisico o nervosismo, o ancora quando annulliamo impegni per dedicarci a una pulizia incessante, è il caso di fermarsi e riflettere. Potrebbe trattarsi di una forma di disturbo ossessivo-compulsivo, che utilizza il riordino come meccanismo per gestire paure profonde.