Qual è il modo migliore per spendere soldi secondo la psicologia: rende più felici

Uno studio ha rivelato qual è il modo migliore per spendere soldi ed essere più felici: ecco la risposta.

La domanda è antica quanto la moneta stessa: può il denaro comprare la felicità? La risposta, secondo una crescente letteratura psicologica, non è solo un sì condizionato, ma un invito a cambiare prospettiva su cosa significhi davvero “spendere bene”. Non si tratta tanto di quanto spendiamo, quanto di come lo facciamo.

Una delle ricerche più illuminanti in questo campo arriva dall’Università del Colorado Boulder, dove l’assistente professore Leaf Van Boven ha guidato una serie di studi per esplorare il legame tra spesa e benessere. La conclusione è chiara e sorprendentemente coerente: le persone sono significativamente più felici quando investono in esperienze piuttosto che in beni materiali.

Esperienze vs beni: la scienza dell’investimento emotivo

Gli esperimenti condotti da Van Boven e il suo team hanno coinvolto più di 12.000 partecipanti americani, sondati per comprendere come percepissero la propria soddisfazione in seguito a diversi tipi di acquisti. I dati parlano chiaro: gli acquisti esperienziali come viaggi, concerti, cene fuori o corsi, generano un aumento più marcato e duraturo della felicità rispetto a beni tangibili come vestiti, telefoni o automobili.

Ma cosa rende le esperienze così potenti sul piano psicologico? Il primo elemento riguarda l’identità personale. Quando partecipiamo a un evento o viviamo un’esperienza significativa, non stiamo solo consumando un servizio: stiamo scrivendo una nuova pagina nella narrazione di chi siamo. A differenza di un oggetto, che col tempo tende a perdere fascino e valore, un’esperienza diventa parte integrante della nostra memoria, si integra con la nostra storia e ci accompagna nel tempo.

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Fare esperienze è il modo migliore per spendere soldi.

La forza delle connessioni e il valore della reinterpretazione

Un secondo aspetto fondamentale riguarda le relazioni sociali. Le esperienze hanno una propensione naturale a essere condivise: che si tratti di un’escursione in montagna con amici, di un viaggio con il partner o di un laboratorio creativo in compagnia di sconosciuti, ciò che viviamo ci collega agli altri in modo profondo. Van Boven sottolinea come questo tipo di spesa favorisca connessioni emotive più autentiche, che a loro volta nutrono il nostro senso di appartenenza e benessere.

Le esperienze offrono qualcosa che i beni materiali raramente concedono: la possibilità della reinterpretazione positiva. Anche un viaggio andato storto, un concerto sotto la pioggia o un weekend caotico possono, col tempo, trasformarsi in ricordi preziosi o aneddoti divertenti. Questo processo di rielaborazione mentale, così tipico della memoria esperienziale, ci consente di attribuire un significato più profondo a ciò che abbiamo vissuto, una dinamica che raramente avviene con l’acquisto di oggetti.

Ciò che emerge è che gli acquisti esperienziali generano una soddisfazione meno volatile. Mentre i beni materiali ci espongono alla rapida obsolescenza e al confronto sociale, le esperienze sembrano immuni al tempo e alla competizione. Nessuno può possedere un ricordo altrui, né svalutare un tramonto visto dalla cima di una montagna.

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