“Pane appena sfornato”, attenti a questa dicitura: agronomo spiega perché non è come pensate

Attenzione al pane appena sfornato: un noto agronomo spiega perché questa dicitura è diversa da quello che pensano in molti.

Il pane rappresenta uno degli alimenti più antichi dell’umanità, presente in quasi ogni cultura. Le sue origini risalgono a millenni fa, quando si cominciò a impastare farine grezze con acqua e cuocerle su pietre calde. Con gli Egizi si assistette a un’evoluzione fondamentale: venne scoperta la lievitazione naturale e furono sviluppate tecniche più raffinate, comprese le prime forme di forno. Nel tempo, il pane ha assunto anche un ruolo simbolico e rituale, legato a celebrazioni religiose e momenti di aggregazione sociale. Preparare un buon pane richiede rigore e cura. Ogni passaggio ha una sua importanza: dalla scelta e miscelazione degli ingredienti alla formazione del glutine durante l’impastamento, fino alla doppia lievitazione. È nella cottura che il pane prende forma definitiva, acquisendo crosta e mollica.

Il forno a legna, da sempre simbolo di tradizione, conferisce profumi e consistenze difficilmente replicabili, a patto che sia ben preriscaldato e privo di braci. Temperature comprese tra i 210°C e i 250°C, regolate in base alla pezzatura, assicurano una cottura omogenea. Anche il forno elettrico può offrire risultati eccellenti. Il preriscaldamento a 250°C garantisce il necessario “colpo di calore”. L’uso di una pietra refrattaria e l’introduzione di vapore nell’ambiente di cottura sono accorgimenti fondamentali per ottenere una crosta croccante e uno sviluppo ottimale. Alla base di tutto, resta la cura costante in ogni fase, dalla lievitazione alla temperatura, fino al raffreddamento su griglia, per mantenere la crosta ben asciutta e fragrante.

Pane appena sfornato e pane fresco: ecco la differenza e perché il primo non è (sempre) quello che pensate

Il pane si presenta in numerosi formati, dalle classiche pagnotte alle ciabatte, baguette, panini e tipicità regionali come il pane di Matera. I formati variano per dimensioni, da porzioni individuali a pani grandi da affettare e condividere. Esistono due principali categorie: il pane fresco, realizzato senza conservanti e venduto entro 24 ore, noto per la crosta croccante e la mollica soffice. C’è, poi, il pane confezionato, come il pan bauletto, prodotto industrialmente per durare settimane. Questo può contenere grassi e conservanti, risultando più morbido ma meno profumato. C’è, poi, una dicitura molto particolare, che è la seguente ‘Pane appena sfornato‘. Il pane appena sfornato, però, a differenza di quanto si possa pensare, non è sempre fresco, anzi.

 

Come spiega un noto esperto di alimentazione, l’agronomo Daniele Paci, la dicitura ‘Pane appena sfornato’, come si trova spesso nei supermercati, indica semplicemente il fatto che la fine della cottura, prima della vendita, sia stata realizzata da poco. Si potrebbe, però, trattare anche di pane già sfornato, poi surgelato, e poi cotto definitivamente prima della vendita. E il pane può restare surgelato anche per 24 mesi: pertanto, il pane ‘appena sfornato‘, potrebbe essere stato preparato anche due anni prima, e poi sfornato successivamente. L’origine del pane di questo tipo potrebbe, altresì, non essere italiana, ma di altri Paesi. Per del pane fresco, dunque, consiglia l’esperto, bisogna leggere attentamente l’etichetta: se c’è scritto che il pane è appena sfornato, ma non c’è scritto che è fresco, non pensate che lo sia. Cercate, dunque, sempre la dicitura ‘fresco‘: se è anche appena sfornato, bene, ma l’importante è che sia fresco!

Pane appena sfornato
Del pane appena sfornato. (Fonte: Instagram – @daniele.paci.agronomo).

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