Lavoro, avvocato scioglie ogni dubbio: come trasformare le malattie in ferie e quando si può fare

È possibile chiedere al datore di lavoro di trasformare una parte delle malattie richieste in ferie? Ecco cosa rivela una nota esperta.

Nel contesto lavorativo, ferie e malattia sono due istituti distinti, ciascuno con regole e finalità precise, regolati sia dalla legge che dai contratti collettivi nazionali di lavoro (CCNL). Le ferie rappresentano un diritto irrinunciabile del lavoratore e hanno la funzione di consentire il recupero delle energie psico-fisiche. Sono sempre retribuite e devono essere programmate con il datore di lavoro. Il numero minimo annuo è di quattro settimane, salvo condizioni più favorevoli previste dal contratto. Le ferie continuano a maturare anche in caso di assenza per malattia, come se il dipendente fosse in servizio. La malattia, invece, è una condizione non programmabile, legata a problemi di salute certificati da un medico.

Durante il periodo di malattia, la retribuzione segue regole specifiche: in genere i primi tre giorni sono a carico del datore di lavoro, i successivi sono coperti dall’INPS, secondo le disposizioni del CCNL. I giorni di malattia non incidono sul monte ferie maturato. In caso di sovrapposizione, se la malattia si verifica prima o durante le ferie, queste vengono sospese e recuperate in seguito. È fondamentale che il lavoratore presenti un certificato medico e rispetti le norme sulla reperibilità. Tuttavia, solo malattie che compromettono il recupero psico-fisico giustificano l’interruzione delle ferie: disagi lievi potrebbero non essere sufficienti. Infine, i CCNL definiscono il cosiddetto periodo di comporto, ossia il limite massimo di assenza per malattia, oltre al numero minimo di giorni di ferie e le modalità per la loro fruizione.

Lavoro: i dettagli sulla trasformazione delle malattie in ferie

La domanda posta nel titolo dell’articolo riguarda proprio il periodo di comporto: al fine di evitare di superare questo periodo, è possibile, per il dipendente, trasformare le malattie in ferie? A rispondere a questa domanda, è stata anche una nota esperta di diritto del lavoro, l’avvocato Wanda Falco. In particolare, l’esperta ha spiegato che il dipendente può trasformare parte delle assenze per lavoro, originariamente per malattia, in ferie, al fine di scongiurare il superamento del periodo di comporto e, quindi, il licenziamento. Questa facoltà è legittima, ma ad avere l’ultima parola è il datore di lavoro.

 

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A una facoltà del dipendente, infatti, non corrisponde l’obbligo del datore di lavoro di accettare la sua richiesta. La giurisprudenza ha, in effetti, precisato che l’azienda può rigettare la richiesta del dipendente, nel caso in cui il contratto collettivo, applicabile al rapporto di lavoro, già preveda, a favore del lavoratore, degli strumenti per evitare il superamento del periodo di comporto. Uno di questi strumenti è, ad esempio, l’aspettativa non retribuita.

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La precisazione dell’esperta. (Fonte: Instagram – @avv.wandafalco).

L’azienda può, inoltre, respingere la richiesta, in presenza di ragioni ostative, concrete ed effettive, e tali da prevalere sull’interesse del lavoratore alla conservazione del lavoro. Nel caso in cui non ci siano ragioni così forti, e il CCNL non preveda strumenti atti a evitare il superamento del periodo di comporto, il datore sarà, invece, tenuto ad accettare la richiesta del lavoratore.

Come richiedere la trasformazione dei giorni di malattia in ferie

Trasformare i giorni di malattia in ferie rappresenta una strategia efficace per evitare il superamento del periodo di comporto, oltre il quale si rischia il licenziamento. È indispensabile che il lavoratore abbia un saldo ferie positivo e conosca con precisione i limiti del comporto previsti dal proprio contratto. La richiesta deve essere redatta in forma scritta e inviata tramite canali ufficiali, come PEC o email con conferma di lettura. Nella comunicazione è essenziale specificare la volontà di convertire l’assenza per malattia in ferie, indicando chiaramente la data da cui parte la trasformazione e motivando la scelta.

Il datore di lavoro non ha, come già detto, l’obbligo di accettare, ma deve valutare la richiesta alla luce delle esigenze aziendali e della posizione del dipendente. Se approvata, l’assenza sarà trattata come ferie e non inciderà sul comporto. In caso di rifiuto immotivato, è possibile coinvolgere un sindacato o un legale per la tutela dei propri diritti.

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