La settimana di prova, se non prevista in un contratto, è illegale: esperto spiega perché e tutti i dettagli.
Nel mondo del lavoro si assiste spesso alla diffusione di pratiche illegali, che vengono tuttavia percepite come lecite o quantomeno tollerabili. Questo accade soprattutto in contesti dove la normativa è scarsamente conosciuta o difficilmente applicata, e dove la tutela dei lavoratori è debole. Un esempio emblematico è il lavoro nero, ovvero attività svolte senza contratto né contributi, che in alcuni settori viene considerato quasi inevitabile. Accanto a questo, si sviluppa il cosiddetto lavoro grigio, dove esiste un contratto formale ma viene sistematicamente aggirato: straordinari non pagati, compensi parziali in contanti, diritti negati. Si tratta di una forma di irregolarità meno visibile, ma altrettanto diffusa.
Una pratica sempre più frequente è quella delle false partite IVA: lavoratori che, pur dipendendo di fatto da un solo committente, sono costretti a operare come autonomi per aggirare le tutele del lavoro subordinato. Questo escamotage consente alle imprese di risparmiare, ma rappresenta una violazione riconosciuta dalla legge. Anche le molestie, le discriminazioni o il mobbing vengono spesso derubricati a episodi minori, benché rientrino pienamente tra le condotte sanzionabili. La paura di perdere il lavoro o la scarsa fiducia nella risposta istituzionale spinge molte vittime a non denunciare. Inoltre, è ancora molto comune ignorare le norme sulla sicurezza sul lavoro o pretendere prestazioni fuori orario senza retribuzione. Queste dinamiche, seppur illegali, si consolidano nel tempo, alimentate da una cultura organizzativa che tende a minimizzarle o normalizzarle.
Quando la ‘settimana di prova‘ è illegale: attenzione a questa pratica
Anche il periodo di prova, in alcuni casi, è illegale. Il periodo di prova rappresenta, normalmente, la fase iniziale del rapporto di lavoro in cui entrambe le parti valutano se proseguire la collaborazione. Serve a verificare la compatibilità tra le capacità del lavoratore e le esigenze aziendali, ma anche a capire se l’ambiente risponde alle aspettative. Durante questo periodo, datore e dipendente possono recedere senza preavviso né giustificazioni, salvo eccezioni previste dai contratti collettivi. Se non vi è recesso, il rapporto prosegue automaticamente e il periodo di prova si considera superato.
Tutto perfettamente legale, insomma, ma solo se si stipula prima un contratto: come spiega un noto esperto di diritto del lavoro, il dottor Riccardo Onano, infatti, spiega che proporre di fare una settimana di prova, prima di assumere il dipendente con un qualsiasi contratto scritto, è sbagliato ed è punibile, in quanto viene considerato lavoro nero. Ci deve essere, quindi, un contratto scritto che stabilisca anche il periodo di prova, così come l’eventuale assunzione successiva. In particolare, esso deve essere stabilito per iscritto nel contratto prima dell’inizio dell’attività, specificando mansioni e ruolo.
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