Truffe, esperto rivela la tattica più usata: “Perché vi chiedono WhatsApp”

Tra le tattiche più usate da chi effettua truffe online, c’è la richiesta di spostare la conversazione su WhatsApp: ecco il motivo alla base di questa tattica e perché non dovreste abboccarvi.

Le robocall rappresentano una delle minacce digitali più pervasive e subdole degli ultimi anni. Si tratta di chiamate automatizzate che diffondono messaggi preregistrati a migliaia di utenti tramite sistemi autodialer. La tecnica dello spoofing consente a questi sistemi di mascherare il numero chiamante, facendolo apparire come locale o affidabile. Ciò induce la vittima a rispondere, convinta che si tratti di una comunicazione legittima. Una volta stabilito il contatto, spesso viene richiesto di fornire dati sensibili o eseguire azioni pericolose, come clic su link o condivisione di codici. L’integrazione dell’intelligenza artificiale ha ulteriormente elevato il rischio: oggi molte truffe vocali impiegano voci sintetiche indistinguibili da quelle reali, simulando parenti o funzionari pubblici.

Il fenomeno rientra in un contesto più ampio: quello delle truffe online. Tra le più diffuse si trovano il phishing, il vishing, i falsi e-commerce e l’uso di deepfake vocali e video. Il tutto spesso veicolato tramite social media o messaggi apparentemente autentici. L’evoluzione tecnologica ha reso queste truffe sempre più difficili da individuare. Per questo, la consapevolezza e la cautela digitale restano le prime linee di difesa. A proposito di consapevolezza e cautela digitale, può essere utile conoscere alcuni trucchi o strategie seguite dai truffatori, per non cadere in trappola.

Truffe: ecco perché vi chiedono di spostare la conversazione su WhatsApp

Una delle strategie più comuni è quella di chiedere di spostare la conversazione su WhatsApp. A rivelarlo, è stato anche un noto esperto di tutela dei consumatori, l’avvocato Massimiliano Dona. Questo succede principalmente con le robocall dei call center: il presidente dell’Unione Nazionale dei Consumatori ha rivelato, in effetti, che spesso, nelle robocall, si sostiene di aver ricevuto il curriculum della potenziale vittima della truffa, e si chiede a quest’ultima di scrivere su WhatsApp. Questo può succedere anche nelle piattaforme di e-commerce o turistiche: anche lì, a un certo punto, si chiede di spostare la conversazione sulla suddetta applicazione. Questa tecnica facilita i truffatori, almeno per tre motivi: prima di tutto, perché WhatsApp lo usano tutti, spesso anche con i familiari, ed è, dunque, spesso percepito come qualcosa di più sicuro e affidabile, anche se inconsciamente.

Truffe WhatsApp
Due dei motivi per i quali si chiede di spostare la conversazione su WhatsApp. (Fonte: Instagram – Massimiliano Dona).

Il secondo motivo è che, spostando la conversazione su WhatsApp, il truffatore si sottrae al controllo delle piattaforme. Sulle piattaforme di e-commerce, infatti, ci sono degli algoritmi che, se leggono un messaggio sospetto, possono bloccarlo. Inoltre, sulle suddette piattaforme, il consumatore può segnalare e bloccare il truffatore. La terza è, forse, la motivazione più importante. WhatsApp si rivela, cioè, anche un mezzo ideale per esercitare manipolazione psicologica. Permette, infatti, l’invio di messaggi vocali che instaurano un tono empatico, di creare urgenza con notifiche pressanti e di trasmettere documenti o immagini falsificati ma dall’aspetto professionale. Tutto ciò facilita la costruzione di una falsa identità credibile, spesso collegata a banche, aziende o corrieri.

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