Stabilimenti balneari, ecco cosa i proprietari non possono mai chiederti: “Commettono due reati”

C’è una richiesta che i proprietari degli stabilimenti balneari non possono mai fare ai loro clienti: ecco di cosa si tratta e perché commetterebbero due reati.

In Italia, la spiaggia è un bene demaniale: appartiene allo Stato e deve restare accessibile a tutti. Le modalità di fruizione si distinguono in spiaggia libera, dove l’accesso è gratuito e senza servizi obbligatori, e stabilimento balneare, gestito da un privato tramite concessione, dove si pagano i servizi ma l’accesso alla battigia è sempre garantito. La battigia, ossia i primi cinque metri dalla riva, resta sempre pubblica e nessuno può vietarne l’uso, nemmeno nei tratti gestiti da stabilimenti. Regioni e Comuni sono tenuti a mantenere un equilibrio tra spiagge libere e aree in concessione, assicurando varchi di accesso al mare anche nei tratti privatizzati.

Un punto spesso controverso riguarda l’introduzione di cibo negli stabilimenti balneari. Portare alimenti da casa è legittimo, non esiste alcuna norma nazionale che consenta ai gestori di vietarlo in modo assoluto. La concessione non trasforma la spiaggia in una proprietà privata: il gestore non può imporre ai clienti di consumare solo i prodotti del proprio bar o ristorante. Eventuali limiti all’introduzione di cibo devono fondarsi su esigenze concrete di sicurezza o decoro, come il divieto di bottiglie di vetro o comportamenti che disturbino gli altri bagnanti. Tuttavia, consumare un panino o un’insalata sotto l’ombrellone è sempre consentito. I cartelli che vietano genericamente il cibo all’ingresso degli stabilimenti non hanno valore legale e sono da considerarsi meri avvisi privi di fondamento normativo.

Stabilimenti balneari: ecco cosa i proprietari non possono mai chiederti

Proprio perché portare alimenti da casa è legittimo, non solo i proprietari dello stabilimento balneare non possono vietare ai clienti di trasportare del cibo con sé, ma c’è una richiesta che non possono assolutamente fargli, e cioè quella di aprire la borsa per vedere se c’è del cibo o meno. A rivelarlo, è stato un noto avvocato italiano ed esperto di diritto penale, e cioè l’avvocato Giuseppe Di Palo. L’esperto, in particolare, ha spiegato che chi fa questa richiesta commette ben due reati: il primo è la violenza privata. Questo, perché il proprietario dello stabilimento obbliga, di fatto, il suo cliente a subire un’ispezione non gradita.

Il secondo reato è quello di usurpazione di funzioni pubbliche. Solo Polizia, Carabinieri e, in generale, Forze dell’Ordine, spiega l’esperto, possono frugare nelle borse e, comunque, entro certi limiti. L’avvocato ricorda, quindi, che non esiste alcun regolamento interno che possa vietare l’introduzione in spiaggia di cibo o bevande, perché nessuno regolamento interno può superare l’ordinamento statale. Solo un’ordinanza comunale, rivela infine l’esperto, può limitare il consumo di cibo in un determinato tratto di spiaggia, per motivi paesaggistici: in questo caso, però, l’ordinanza riguarderebbe il consumo di cibo in generale in spiaggia, e non solo di quello portato da casa!

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I due reati che si commettono. (Fonte: Instagram – @avv_giuseppe_di_palo).

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