Voto in condotta a scuola, l’intervista a Mattino Cinque di una ex studentessa
Cambiano i tempi, cambiano i governi, e cambia anche la scuola. Ieri, mercoledì 25 settembre, è stato approvata alla Camera una nuova riforma del sistema di valutazione negli istituti scolastici italiani. Tra i più importanti cambiamenti introdotti dal ministro dell’istruzione, Giuseppe Valditara, uno su tutti fa tremare gli studenti e le studentesse. Quello sul voto in condotta, che torna ad essere decisivo ai fini della promozione o della bocciatura.
Voto in condotta: cosa prevede la nuova riforma della scuola
Il voto che determina il comportamento degli studenti farà infatti media, sia alle scuole secondarie di primo grado (le scuole medie), che al liceo. Se alla fine dell’anno scolastico il voto in condotta sarà più basso di 6, lo studente potrà essere bocciato. Oppure, se questi è all’ultimo anno delle medie, non sarà ammesso all’esame che sancisce il passaggio al liceo. Stessa storia per le scuole superiori: bocciatura o non ammissione all’esame di maturità, e anche un elaborato in materia di cittadinanza attiva e solidale. Insomma, un provvedimento di legge che sancisce una svolta più severa contro tutti quegli studenti che concepiscono l’aula scolastica come un luogo di anarchia e libertà assoluta.
La riforma della scuola è stata tra le tematiche affrontate questa mattina da Mattino Cinque, format di Canale 5 condotto da Francesco Vecchi e Federica Panicucci che ogni giorno intrattiene i telespettatori con l’attualità e la cronaca. Vecchi ha intervistato in diretta la signora Rosetta, una squisita anziana che ha ricordato al pubblico da casa com’era la scuola ai suoi tempi. Commentando il reinserimento del voto in condotta che lei approva, la testimonianza di questa ex studentessa fa emergere le differenze tra la scuola di un tempo e la scuola di oggi.
Ex studentessa: “Ai tempi miei? Bacchettate sulle mani e ceci sotto le ginocchia”
La signora Rosetta frequentava la scuola elementare nel Dopoguerra. A quei tempi, la didattica prevedeva l’utilizzo di castighi corporali, come le bacchettate sulle mani o i ceci sotto le ginocchia per chi non si comportava bene in classe. Metodi che terrorizzavano i bambini e le bambine, e che per fortuna nel tempo sono stati aboliti.
Rosetta racconta che era una bambina “molto vivace, allegra, a me piaceva parlare con le compagne, ma disturbavo le insegnanti mentre spiegavano. Ma non ho mai fatto monellate”. Un punto sul quale si sofferma l’anziana è che da bambina non aveva tanto paura della punizione del professore, quanto quella del papà.
“Mi avrebbe punita severamente, ma non con punizione fisica, ma morale, che era peggio delle botte per me. Ho avuto la fortuna di avere un’insegnante materna, non ho mai preso bacchettate sulle mani. Per inciso, dico che ai miei tempi le classi erano divise in classi femminili e classi maschili, e i maschi prendevano più bacchettate delle femmine. Mio marito racconta che se non recitava bene la poesia, il maestro gli dava le bacchettate sulle mani: una punizione terribile, faceva molto male. Nella mia classe la punizione erano i ceci sotto le ginocchia, o quella di andare dietro la lavagna. I ceci li portava l’insegnante. Non volevo andare a scuola perché non volevo assistere a queste punizioni corporali, non perché li subissi, ma perché le vedevo”.
“Troppo permissivismo”
Sul finale, una considerazione sacrosanta della signora Rosetta. Pensando agli episodi di bullismo che spesso avvengono in classe e che hanno come obiettivo proprio i professori e le professoresse, l’anziana dice: “La parte debole ora è l’insegnante, perché il ragazzo non viene educato a casa. C’è troppo permissivismo, così la società non va avanti, e lo vediamo”.