Perché alcune persone non riescono a “staccare” nemmeno in ferie? Il motivo

C’è chi aspetta tutto l’anno le vacanze per rilassarsi davvero, e chi invece, anche sotto l’ombrellone o in cima a una montagna, continua a controllare l’email e a pensare al lavoro.

Le vacanze sono, per definizione, un momento di pausa, di rigenerazione, un’occasione per ritrovare sé stessi lontano dalle incombenze quotidiane. Eppure, per molte persone, il concetto stesso di “staccare” è diventato sempre più sfuggente. Anche con un biglietto aereo in tasca, una spiaggia all’orizzonte e il telefono impostato su “non disturbare”, la mente continua a correre alle email, alle scadenze, ai clienti, ai colleghi.

A gettare luce su questa difficoltà diffusa ci sono numerose ricerche. Due tra le più citate sono quella dell’Istituto Federale Tedesco per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro (2017) e un report pubblicato nel 2018 dal Pamplin College of Business, alla Virginia Tech. Queste analisi sottolineano un cambiamento profondo: la linea di confine tra lavoro e tempo libero è diventata sottile, quasi invisibile.

Il paradosso del riposo nell’era digitale

La tecnologia ha giocato un ruolo centrale in questo mutamento. Smartphone, laptop e app di messaggistica istantanea hanno reso possibile e spesso implicita la reperibilità costante. Così, le comunicazioni lavorative si infilano con naturalezza anche nei momenti dedicati al relax, interrompendo i ritmi lenti delle ferie con richieste, aggiornamenti, problemi da risolvere. Un’interruzione spesso sottile, ma sufficiente a impedire quella vera disconnessione mentale che rappresenta il cuore del riposo.

Ferie e mente impegnata
Ferie e mente impegnata

Oltre alla pressione esterna, c’è anche una spinta interna. Il timore che qualcosa possa andare storto in nostra assenza, la fatica a delegare e la sensazione che, senza il nostro contributo, l’ingranaggio possa incepparsi: tutte queste dinamiche generano ansia e senso di colpa. Lavorare in vacanza, anche solo rispondendo a un messaggio o controllando la casella di posta, diventa così un modo per sentirsi ancora in controllo, anche se si è lontani fisicamente dall’ufficio.

Quando il senso del dovere supera il bisogno di riposo

Un’indagine condotta da Fishbowl (piattaforma di networking professionale legata a Glassdoor) su oltre 20.000 lavoratori ha mostrato che più della metà (il 54%) degli intervistati ha dichiarato di non riuscire a disconnettersi completamente nemmeno durante le ferie. Il fenomeno appare ancora più marcato tra i professionisti senior, per i quali le responsabilità e le aspettative sono maggiori. Ma anche alcune categorie, come avvocati e insegnanti, sembrano particolarmente colpite da questa incapacità di “lasciare andare”.

Una chiave meno esplorata, ma profondamente attuale, riguarda l’identificazione personale con il proprio ruolo professionale. In una società che valorizza la produttività sopra ogni altra cosa, molte persone finiscono per costruire la propria identità intorno al lavoro. Non sono semplicemente insegnanti, avvocati o manager: sono il loro lavoro. Questo legame identitario è così forte che il tempo libero, anziché rappresentare un sollievo, genera un vuoto.

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