Se vendete vestiti usati online, fate attenzione al limite necessario per l’apertura della partita Iva: ecco qual è e per quale motivo.
Uno degli elementi principali, per chi opera nel mondo del commercio, è la partita IVA. La partita IVA è un codice numerico composto da undici cifre che consente di identificare un soggetto economico operante in Italia, sia nel commercio tradizionale sia in quello digitale. La sua funzione è centrale per chi intende svolgere attività economiche in modo professionale e continuativo. Senza partita IVA, non è possibile emettere fatture o scontrini validi, né risultare fiscalmente in regola con l’Agenzia delle Entrate. Serve inoltre per dichiarare i redditi, pagare le imposte e versare i contributi previdenziali e assicurativi. Nel commercio fisico, la sua apertura è obbligatoria per ogni attività strutturata, anche se gestita da una sola persona.
Lo stesso principio vale, solitamente, per l’e-commerce, e cioè il commercio online. La sola presenza di uno store online attivo è spesso sufficiente a far presumere la continuità dell’attività, rendendo necessaria l’apertura. Per chi desidera operare nel mondo del commercio, dunque, solitamente la partita IVA rappresenta lo strumento imprescindibile per esercitare un’attività commerciale, tanto nel contesto fisico quanto in quello digitale. Esistono, però, delle eccezioni, che sono limitate a vendite occasionali, prive di organizzazione, con ricavi modesti e durata contenuta.
Vendi vestiti usati online? Ecco quando bisogna aprire la partita Iva
In questo articolo, ci concentriamo, in particolare, sul commercio dei prodotti usati online, e sui casi in cui la partita Iva è o non è necessaria. A rivelare di quali casi si tratta, è stato un noto esperto di economia e diritto, il commercialista Massimiliano Allievi. In particolare, l’esperto ha spiegato che tutti coloro che vendono abiti e, in generale, oggetti usati online, devono conoscere questi dettagli, perché le piattaforme online non decidono quando è necessario aprire la partita Iva, né sono tenute a comunicare i dettagli sui limiti. È importante sapere, quindi, che è la legge a stabilirli.
Ma quali sono? Ebbene, come rivelato dall’esperto, la regola non prevede un numero preciso, ma riguarda una specifica tipologia di attività, e cioè l’attività imprenditoriale continuativa. Se si pratica, cioè, una vera e propria attività strutturata e organizzata di commercio online, è necessario aprire una partita Iva. Se, invece, questa ha solo lo scopo di svuotare l’armadio, con prodotti di uso personale, ed è occasionale e non continuativa, allora non ci sarà bisogno di aprire la partita Iva. Chi compra vestiti, e poi li rivende, invece, ad esempio, pratica un’attività imprenditoriale, e quindi avrà bisogno di una partita Iva. C’è, poi, un’altra regola europea, che l’esperto ha citato, e che è importante da sapere: superate le 30 vendite o il guadagno complessivo di 2.000 euro, i marketplace online comunicheranno i propri dati alle agenzie fiscali. Questa regola non è, però, collegata con la partita Iva.
Visualizza questo post su Instagram