Lavoro precario in Italia, la testimonianza raccolta da È sempre Cartabianca
Una toccante intervista quella andata in onda nell’ultima puntata di È sempre Cartabianca, trasmissione di Rete 4 condotta dalla gsiornalista Bianca Berlinguer. Un resoconto che attinge nella vita reale del paese, e non in quella solo dipinta con una narrazione non fedele alla verità. Stiamo parlando della realtà di un’Italia che combatte per arrivare alla fine del mese, alle prese con un costo della vita insostenibile con gli stipendi offerti ai lavoratori. Da un lato, l’inflazione, il prezzo aumentato del carburante, quello mai calmierato degli affitti, e quello impazzito delle utenze; dall’altro, gli stipendi che non sono mai stati adeguati a questa giostra impazzita sulla quale ci siamo tutti ritrovati a girare. E chi ha un lavoro non stabile e con una paga bassa, rischia di annegare in un mare di debiti e di spese.
Vi abbiamo già riportato la storia, sempre raccontata da È sempre Cartabianca, di Ilaria, una donna di 38 anni, laureata, che guadagna meno di 800 euro al mese. Il suo contratto non rispecchia la mansione che in realtà occupa, e anche una spesa al supermercato diventa una frustrante serie di rinunce. Nella stessa puntata l’intervista a Rita, una donna sulla cinquantina, che come lavoro fa l’operatrice socio sanitaria.
Lavoro precario, la storia di Rita: solo 1040 euro al mese per accudire gli anziani
Anche Rita, come Ilaria, lavora, ma fa fatica ad arrivare alla fine del mese: “La casa l’abbiamo divisa in due, perché sennò non riusciamo a pagare”, esordisce. Di mestiere da l’operatrice socio-sanitaria in una Rsa: “Ci prendiamo cura delle persone: è un lavoro di responsabilità”. Nonostante ciò, il suo stipendio oscilla tra i 1000 e 1200 euro. A inizio anno, come informa il programma di Rete 4, la cooperativa per cui lavora ha adottato un nuovo contratto nazionale, non firmato dalle tre principali sigle sindacali, con condizioni meno vantaggiose.
Rita mostra alle telecamere di È sempre Cartabianca la sua busta paga: netto in busta 1040 euro, compenso per 165 ore di lavoro. “Ho 3 figli, due dei quali sono all’università. Faccio i salti mortali: loro si aiutano con la borsa di studio, ma devo sempre chiedere aiuto ai miei fratelli. E non è facile chiedere aiuto, perché non è possibile vivere così. Ho colleghi che si sono venduti la macchina, perché non avevano i soldi per mantenere i figli. Ci hanno ridotto veramente alla fame, noi lavoriamo, ma siamo poveri. Qualcosa deve cambiare, è difficile trovare altro: in Italia dopo i 53 anni, sei vecchia. Vecchia per il lavoro, ma giovane per la pensione”.
A questo punto la donna mostra il saldo del suo conto: -0.01 cent.
Del suo lavoro, dice, la parte bella sono i pazienti. “Però, poi, ti arriva lo stipendio, vedi la busta paga e ti dici: ma ne vale la pena?”.