Il pane è da sempre un simbolo di tradizione e semplicità, ma secondo una nutrizionista, potrebbe nascondere insidie che non tutti conoscono.
Il pane è da sempre uno degli alimenti simbolo della nostra cultura alimentare. Presente sulle tavole di milioni di italiani ogni giorno, è considerato da molti un comfort food, un alimento semplice e rassicurante. Ma davvero è così innocuo come pensiamo?
Secondo Elena Conti, nota nutrizionista molto attiva sui social, forse dovremmo fermarci un attimo a riflettere. Il suo recente avvertimento su Instagram ha acceso un acceso dibattito: “Mangi pane tutti i giorni? Allora leggi questo fino alla fine”. Un messaggio provocatorio, che punta dritto alla questione: quanto ne sappiamo davvero degli effetti del pane sul nostro corpo?
Secondo Conti, l’abitudine, apparentemente innocua, di consumare pane quotidianamente potrebbe avere conseguenze poco piacevoli sulla salute intestinale e generale. “La maggior parte delle persone mangia pane ogni giorno senza nemmeno rendersi conto di ciò che questo comporta”, afferma la nutrizionista, invitando a guardare con maggiore consapevolezza a ciò che mettiamo nel piatto.
Il lato nascosto del pane: cosa succede davvero nel tuo intestino?
Il pane, nella sua forma più comune, è fatto con farina di grano, acqua, lievito e sale. Ma il vero punto critico, secondo Conti, risiede nel grano e nella gliadina, una proteina presente nella frazione del glutine. Questo composto, spesso trascurato, può generare reazioni ben più profonde di quanto si creda.
Ogni volta che mangiamo pane, ingeriamo una certa quantità di grano e con esso, anche la famigerata gliadina. Questa proteina è particolarmente resistente alla digestione e, secondo studi e osservazioni cliniche, può interagire negativamente con le pareti del nostro intestino. Il primo effetto? Un’alterazione della flora batterica, nota come disbiosi.
La disbiosi rappresenta uno squilibrio tra i batteri “buoni” e quelli “cattivi” nell’intestino, compromettendo così la capacità dell’organismo di digerire correttamente, di assorbire i nutrienti e di difendersi da agenti patogeni. Ma il danno non si ferma qui. La gliadina, infatti, può contribuire a rendere le pareti intestinali più permeabili, fenomeno noto come leaky gut o permeabilità intestinale aumentata.
I sintomi? Spesso sono silenziosi, ma non per questo innocui. Si va dalla stanchezza cronica alla nebbia mentale (quella sensazione di confusione o mancanza di chiarezza mentale), fino ad arrivare a problemi immunitari, allergie e in alcuni casi persino all’attivazione di malattie autoimmuni.
Ma c’è una buona notizia: non si tratta di demonizzare il pane in assoluto, bensì di prendere consapevolezza e scegliere con maggiore attenzione. Elena Conti suggerisce, ad esempio, di non consumare pane tutti i giorni, ma di alternarlo con fonti di carboidrati più tollerabili per l’intestino: patate dolci, riso integrale, quinoa, avena senza glutine. E se proprio non si vuole rinunciare al pane, meglio optare per versioni artigianali a lunga lievitazione, integrali e magari con grani antichi, più digeribili e meno ricchi di glutine moderno.