Crisi abitativa, da Napoli le storie delle nove famiglie a un passo dallo sfratto: da anni vivono nell’ex ospedale psichiatrico, in attesa dell’assegnazione di un alloggio popolare
La crisi abitativa ancora una volta affrontata dal programma di Rete 4 È sempre Cartabianca. Dopo la storia del signor Pino, un uomo di 69 anni a rischio sfratto per una morosità di oltre 20.000 euro a Roma, le telecamere della trasmissione condotta da Bianca Berlinguer sono andate a Napoli. Qui, nel quartiere Frullone, area nord del capoluogo campano, nove famiglie vivono all’interno di una palazzina che un tempo era un ospedale psichiatrico. In questo palazzo, di proprietà pubblica, un tempo 36 famiglie si trasferirono in emergenza nel 1980 dopo la tragedia del terremoto dell’Irpinia. Oggi l’ex manicomio è uno stabile dell’Asl di Napoli, che ha di recente deciso di ristrutturarlo. Per far ciò, però, occorre sgomberare l’edificio, mandando quindi via le famiglie che ancora vivono al suo interno. Si tratta di nuclei familiari a basso reddito, che da decenni attendono l’assegnazione di una casa popolare.
La trasmissione di Rete 4 ha raccolto la storia di Tonia, una signora di 65 anni, disoccupata. Vive nel palazzo del Frullone da 40 anni. A fine mese dovrà lasciare la sua casa dopo quattro accessi dell’ufficiale giudiziario. Vive con 370 euro di pensione e 200 euro di reddito: poco più di 500 euro. Dove andrà, se cacciata di casa? “In mezzo a una strada”, risponde la signora. “Senza un marito né una casa, non ho una lira: mi vergogno. Siamo persone per bene, l’unica cosa è che siamo poveri e non abbiamo soldi. Non c’è altro da aggiungere”.
Lo sfratto è imminente, la storia di Carmela e la sua famiglia
Al piano superiore c’è Carmela, una donna di 59 anni che vive insieme al marito, alla figlia e ai due nipotini, con una pensione di invalidità di 700 euro. Tutti i loro effetti personali sono rinchiusi all’interno di scatoloni ammassati lungo i corridoi: anche lei il 29 novembre sarà sfrattata. “Ti tolgono la casa, ti destabilizzano: non riesco nemmeno più a mettere i calzini nei mobili”. Le telecamere della trasmissione Mediaset inquadrano il bagno: lungo le pareti la muffa ha rosicchiato, a poco a poco, l’intonaco.
Condizioni davvero precarie per la salute della famiglia, costretta, peraltro, a rinunciare a tutte quelle che sono le più piccole comodità di una casa. “Ti serve un piatto, un bicchiere? Lo prendi dalle scatole. Non è una casa, ma un accampamento. Non so dove andare. Ho una piccola macchina: andrò a dormire lì, con un invalido e due bambini? L’emergenza casa non c’è solo adesso: noi è da 40 anni che la viviamo”.