Siamo abituati a pensare che più soldi significhi automaticamente più felicità. Ma la psicologia ci mostra una realtà ben diversa.
Daniel Kahneman, premio Nobel, e Angus Deaton hanno condotto uno studio ormai celebre che ha cambiato il modo in cui vediamo il legame tra denaro e benessere. Secondo la loro ricerca, il benessere emotivo cresce con il reddito solo fino a una soglia, fissata attorno ai 75.000 dollari all’anno. Oltre questa cifra, guadagnare di più non fa una grande differenza nella nostra felicità quotidiana. Questo non significa che i soldi non siano importanti. Avere abbastanza per vivere senza ansie economiche contribuisce sicuramente a sentirsi più tranquilli. Tuttavia, la vera felicità non sembra aumentare con l’aumentare del conto in banca. Piuttosto, cresce fino a un punto preciso, poi si stabilizza, come se raggiunto un certo benessere materiale non servisse più molto altro.
Aspettative, abitudine e il valore delle piccole cose
Uno dei motivi per cui il denaro smette di renderci più felici è l’adattamento. Elizabeth Dunn, insieme a Lara Aknin e Michael Norton, ha dimostrato che ci abituiamo in fretta a tutto, anche ai benefici materiali. Una nuova auto, una casa più grande o uno stipendio più alto ci entusiasmano, certo. Ma quella sensazione svanisce presto, e torniamo al punto di partenza. Il rischio è quello di entrare in un circolo vizioso: pensare che serva sempre qualcosa in più per essere felici. Così, quando le aspettative diventano troppo alte – come osservato da Graham e Pettinato – anche un guadagno può trasformarsi in delusione.
C’è però un’alternativa che funziona meglio: spendere in esperienze. Secondo lo psicologo Daniel Gilbert, viaggi, concerti, una cena con amici o un corso che ci appassiona regalano emozioni più durature degli oggetti. Le esperienze si legano ai ricordi, alle relazioni, alle emozioni condivise. E non diventano obsolete. Allo stesso modo, anche le piccole gioie quotidiane – un caffè al sole, una passeggiata nel verde, una chiacchierata sincera – hanno un impatto sorprendentemente forte sul nostro benessere. Costano poco o nulla, ma ci fanno sentire più presenti, più vivi.
Relazioni e senso di controllo: i veri pilastri della felicità
Il denaro ha comunque un suo ruolo. Le ricerche di Jon Jachimowicz, ad esempio, mostrano che può ridurre lo stress e aumentare il senso di controllo sulla propria vita. Sapere di poter affrontare una spesa imprevista o un momento difficile è rassicurante. Ma anche qui, la differenza si nota soprattutto fino a un certo livello di reddito. Poi si affievolisce. Infine, uno degli aspetti più importanti emerge dagli studi di Paul Piff. Le persone con redditi più bassi tendono a cercare la felicità nelle relazioni umane: amicizie, famiglia, solidarietà. Chi ha più soldi, invece, si concentra più spesso su soddisfazioni personali e individuali. Il risultato? Chi si sente parte di una rete sociale solida è più felice, anche se ha meno mezzi.
Alla fine, la felicità ha più a che fare con come viviamo, piuttosto che con quanto possediamo. Le connessioni autentiche, la capacità di godere del presente e il senso di uno scopo sono valori che il denaro non può comprare.
La psicologia ci insegna a guardare oltre il portafoglio e a riscoprire ciò che davvero ci fa stare bene. Non serve diventare minimalisti estremi o rinunciare a tutto: basta imparare a riconoscere ciò che conta davvero. E spesso, questo “davvero” ha ben poco a che vedere con i soldi.