Quando dobbiamo decidere se spendere o risparmiare, il nostro cervello entra in un vero e proprio conflitto.
Da un lato, il desiderio di gratificazione immediata ci spinge a comprare ciò che vogliamo subito. Dall’altro, la parte razionale ci ricorda che sarebbe meglio mettere da parte quei soldi per il futuro. Questo fenomeno è stato ampiamente studiato da Walter Mischel e Ebbe Ebbesen nel famoso esperimento del marshmallow test. I bambini che riuscivano ad aspettare per ottenere una ricompensa più grande dimostravano, nel tempo, migliori capacità di gestione finanziaria. Il motivo è legato al delay discounting, un processo per cui il cervello assegna meno valore alle ricompense future rispetto a quelle immediate. Questo meccanismo coinvolge il sistema di ricompensa cerebrale, in particolare il ventral striatum, che è responsabile della sensazione di piacere. Quando spendiamo, il cervello rilascia dopamina, il neurotrasmettitore del benessere. È per questo che gli acquisti impulsivi sembrano così appaganti, anche se a lungo termine possono portare a problemi economici.
Come il nostro cervello organizza il denaro
Non gestiamo tutto il denaro allo stesso modo. Il premio Nobel Richard Thaler ha introdotto il concetto di mental accounting, che spiega come tendiamo a separare i soldi in categorie mentali diverse. Ad esempio, trattiamo in modo diverso il denaro ricevuto in regalo rispetto a quello guadagnato con fatica. Questo spiega perché è più facile spendere una vincita al gioco piuttosto che uno stipendio, un fenomeno noto come house money effect. I pregiudizi cognitivi influenzano anche le nostre decisioni economiche. Daniel Kahneman ha dimostrato che il present bias ci porta a preferire benefici immediati rispetto a quelli futuri. Se abbiamo 50 euro, siamo più inclini a spenderli oggi per qualcosa di gratificante, piuttosto che metterli da parte per una spesa futura. Inoltre, il bias dell’eccesso di sicurezza ci fa credere di poter sempre recuperare il denaro speso, anche quando questa convinzione non ha basi reali.
L’influenza delle emozioni e del contesto sociale
Le emozioni giocano un ruolo cruciale nelle decisioni finanziarie. Gli studi di Kuhnen e Knutson hanno dimostrato che solo il pensiero di fare un acquisto attiva le aree del cervello legate alla gratificazione. È per questo che spesso ci sentiamo meglio dopo aver comprato qualcosa, anche se non ne avevamo realmente bisogno. L’amigdala e la corteccia prefrontale influenzano il modo in cui valutiamo i rischi e prendiamo decisioni economiche. Anche l’ambiente sociale condiziona il nostro comportamento con il denaro. La teoria della comparazione sociale suggerisce che tendiamo a confrontarci con chi ci circonda. Se i nostri amici o colleghi spendono molto in cene, viaggi o vestiti, potremmo sentirci spinti a fare altrettanto. Questo meccanismo, spesso inconscio, può ostacolare la capacità di risparmiare e portare a spese non necessarie.
Comprendere questi meccanismi può aiutarci a prendere decisioni finanziarie più consapevoli. Sapere che il nostro cervello è programmato per favorire la gratificazione immediata ci permette di controbilanciare questi impulsi e adottare strategie di risparmio più efficaci. La psicologia dei soldi non riguarda solo le scelte economiche, ma anche il modo in cui ci percepiamo e interagiamo con il denaro nella nostra vita quotidiana.