Comfort food: perché alcuni cibi ci fanno sentire subito meglio? La psicologia svela il motivo

Quando attraversiamo una giornata difficile o ci sentiamo giù di morale, il richiamo di determinati cibi diventa irresistibile.

Il comfort food non è solo una questione di gusto, ma un fenomeno psicologico che influenza il nostro benessere emotivo. Alcuni alimenti hanno il potere di farci sentire meglio quasi immediatamente, ma perché accade? Secondo uno studio pubblicato su PubMed, il comfort food può migliorare l’umore, ma il suo effetto positivo dipende più dalla percezione personale che da un’azione biochimica diretta. Questo significa che il legame tra cibo ed emozioni è spesso costruito su esperienze e ricordi piuttosto che su una reale necessità fisiologica.

Il ruolo della chimica del cervello nei cibi che consolano

Alcuni alimenti influenzano direttamente il nostro cervello, modificando il rilascio di neurotrasmettitori. Rennis spiega che i cibi ricchi di zuccheri e carboidrati favoriscono la produzione di serotonina, un neurotrasmettitore legato alla sensazione di benessere. Questo spiega perché dolci, pasta e pane siano tra i cibi più ricercati nei momenti di stress. Oltre alla serotonina, anche il cortisolo, l’ormone dello stress, gioca un ruolo chiave. Il consumo di comfort food può ridurre temporaneamente il livello di cortisolo, aiutandoci a sentirci più rilassati. Tuttavia, questo effetto è momentaneo e, se ripetuto nel tempo, può portare a un’associazione tra stress e cibo, con il rischio di alimentazione emotiva. Susan Albers, specialista in comportamento alimentare, sottolinea che il comfort food è spesso associato a ricordi d’infanzia e a un senso di sicurezza. Il sapore e il profumo di alcuni alimenti possono evocare momenti felici, facendo sentire protetti e rassicurati.

Il legame tra emozioni e scelte alimentari

Le preferenze per certi comfort food non sono casuali, ma dipendono dal contesto culturale e dalle esperienze personali. Uno studio condotto dal Garvan Institute of Medical Research ha dimostrato che lo stress e la disponibilità di cibi calorici possono alterare il cervello, intensificando il desiderio di alimenti gratificanti. Inoltre, Mantau e colleghi hanno evidenziato che chi cerca di limitare il consumo di cibo è più incline al cosiddetto “mangiare emotivo”, utilizzando il comfort food come meccanismo per gestire lo stress. Questo dimostra che le emozioni influenzano profondamente le nostre abitudini alimentari e che il cibo può diventare uno strumento per affrontare stati d’animo negativi. Il comfort food, quindi, non è solo una scelta istintiva, ma una strategia inconscia per regolare l’umore. Mangiare qualcosa di familiare e gratificante attiva circuiti di ricompensa nel cervello, rilasciando dopamina e generando una sensazione di piacere immediato.

Quando il comfort food diventa un’abitudine

Nonostante i suoi effetti positivi a breve termine, affidarsi troppo al comfort food può avere conseguenze negative. L’associazione tra cibo e benessere emotivo può trasformarsi in un’abitudine difficile da gestire, portando a un consumo eccessivo e a possibili squilibri alimentari. È importante riconoscere quando il cibo diventa un meccanismo per affrontare le emozioni piuttosto che una semplice fonte di piacere. Strategie alternative come l’attività fisica, la meditazione o il dialogo con una persona cara possono aiutare a bilanciare il bisogno di conforto senza ricorrere sempre al cibo.

Comfort
Il consumo di comfort food può ridurre temporaneamente il livello di cortisolo, aiutandoci a sentirci più rilassati.

Il comfort food è un fenomeno affascinante che unisce biologia, psicologia ed emozioni. Comprendere il motivo per cui alcuni cibi ci fanno sentire meglio può aiutarci a fare scelte più consapevoli e a sviluppare un rapporto equilibrato con l’alimentazione.

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