Molte persone trascorrono ore a parlare al telefono, ma c’è effettivamente una spiegazione che analizza i metodi e gli approcci differenti? Ecco i 4 profili psicologici che spiccano maggiormente.
Ci sono persone che, appena prendono in mano il telefono, si perdono in ore di chiacchiere. Parlano, ascoltano, commentano, ridono. Il tempo vola. Ma cosa rivela davvero il nostro modo di conversare a distanza? Parlare al telefono non è solo un’abitudine, ma per molti è un vero e proprio rituale. Alcuni lo considerano una boccata d’aria nella frenesia quotidiana, altri un modo per restare connessi con chi si ama, anche a chilometri di distanza. In un’epoca dominata da messaggi vocali, chat e videochiamate, la telefonata resta uno dei gesti più umani e autentici che ci siano. C’è chi la sceglie per sfogarsi, chi per sentirsi meno solo, spesso una chiacchierata al telefono migliora l’umore e rende le persone, più felici e motivate.
Non è solo una questione di comunicazione, sono molteplici gli aspetti che fanno la differenza durante una chiacchiera telefonica. Non si tratta infatti solo di cosa si dice, ma di come lo si dice. Toni, pause, ritmo, energia: ogni dettaglio della nostra comunicazione telefonica rivela aspetti profondi della nostra personalità. Più di quanto immaginiamo. Analizzando le dinamiche più comuni delle conversazioni telefoniche, emergono quattro profili psicologici molto ricorrenti. Nessuno è “giusto o sbagliato”, ma ciascuno racconta un mondo interiore preciso, fatto di emozioni, bisogni e relazioni.
Dimmi come parli al telefono e ti dirò chi sei: ecco i 4 profili da scoprire
Hai presente quella persona che ti chiama “solo per un attimo” e dopo un’ora stai ancora ascoltando il racconto dettagliato di come ha perso l’autobus o di cosa ha mangiato a pranzo? Questo è il narratore. Non lo fa per egocentrismo. Anzi, spesso è animato da un bisogno profondo di condividere, di costruire legami attraverso il racconto. La sua mente è visiva, ricca di connessioni. Spesso è anche molto empatico e cerca conferme, feedback, risate. Chi appartiene a questo profilo spesso vive con intensità anche la quotidianità più semplice, e usarla come materiale di conversazione lo aiuta a sentirsi visto, ascoltato, valido. Il secondo profilo riguarda invece il risolutivo. Quest’ultimo è pragmatico, diretto, orientato all’obiettivo. Spesso ha una vita molto piena o semplicemente ha un’energia mentale che non ama disperdersi. Predilige la comunicazione chiara, veloce, concreta. Dietro questa modalità c’è spesso una mente razionale, ma anche un certo grado di controllo emotivo: esporsi troppo, indugiare nei sentimenti, lo mette a disagio. Non significa che non abbia emozioni. Ma le mostra in altri modi.
L’ascoltatore è invece il profilo che tutti amano avere tra i contatti. È quella persona che c’è sempre, che ascolta senza giudicare, che non ha bisogno di riempire i silenzi con parole inutili. Ti lascia parlare, ti accoglie, ti fa sentire importante. Dal punto di vista psicologico, l’ascoltatore ha spesso un’elevata intelligenza emotiva. Sa mettersi nei panni degli altri, cogliere le sfumature, leggere tra le righe. Ma attenzione: la sua disponibilità non va data per scontata. A volte tende a trattenere le proprie emozioni pur di dare spazio a quelle degli altri. Il quarto profilo riguarda il camaleonte. Quest’ultimo adatta il proprio stile comunicativo a chi ha di fronte (o meglio, all’altro capo del filo). È attento, strategico, osservatore. Sa leggere il contesto e modulare la voce, il ritmo, persino le parole in base a chi lo ascolta. Spesso questo profilo nasconde una spiccata capacità relazionale. Non è ipocrita, ma flessibile. Ama piacere, connettersi, entrare in sintonia. A volte, però, rischia di perdersi un po’ nel compiacere l’altro, dimenticandosi dei propri bisogni comunicativi.
Quanto il telefono influenza la personalità: l’interessante studio psicologico
Lo studio condotto da Jenaro e colleghi nel 2007 ha esaminato il rapporto tra un utilizzo intensivo dello smartphone e alcune caratteristiche della personalità. I risultati hanno evidenziato che chi presenta instabilità emotiva o livelli elevati di ansia tende a sviluppare una maggiore dipendenza dal telefono cellulare. L’indagine ha evidenziato che chi fa un uso frequente e prolungato dello smartphone manifesta livelli di ansia significativamente superiori rispetto agli utenti occasionali. Secondo l’analisi di regressione logistica condotta dagli autori, l’ansia rappresenta un indicatore importante nella previsione di comportamenti di dipendenza dal cellulare. Il comportamento di utilizzo costante dello smartphone potrebbe essere interpretato come un modo per gestire emozioni scomode, come ansia o stress. In molti casi, si tratterebbe di una sorta di “rifugio digitale” utile a distrarsi o a cercare conforto tramite le interazioni virtuali.