Cosa significa essere davvero una persona empatica? Ecco cosa dice la psicologia

L’empatia è un concetto ampiamente discusso, ma cosa significa davvero essere una persona empatica?

La psicologia ci offre una panoramica complessa di questa capacità, che si distingue per l’abilità di comprendere, condividere e rispondere agli stati emotivi degli altri. Sebbene l’empatia possa sembrare un aspetto naturale e spontaneo delle nostre relazioni, gli esperti sottolineano che essa coinvolge diversi meccanismi cerebrali e psicologici, che la rendono un fenomeno complesso, ma anche incredibilmente importante per le nostre vite quotidiane.

Essere empatici non significa soltanto “sentire” le emozioni degli altri, ma anche comprenderle. Gli studi neuroscientifici condotti da Vignemont e Singer nel 2006 hanno distinto due principali tipi di empatia: empatia emotiva ed empatia cognitiva. L’empatia emotiva ci permette di riconoscere e condividere le emozioni di un’altra persona, come il dolore o la felicità. In pratica, quando vediamo qualcuno soffrire, sentiamo una reazione emozionale che ci collega alla sua esperienza. D’altra parte, l’empatia cognitiva implica la capacità di mettersi nei panni degli altri, comprendendo la loro situazione da una prospettiva mentale. Questi due circuiti neurali sono diversi ma complementari, lavorando insieme per facilitare le nostre risposte emotive e intellettuali verso gli altri.

La teoria della simulazione: il nostro cervello si allinea con l’altro

Un altro approccio interessante all’empatia è la teoria della simulazione, proposta da Gallese nel 2007. Secondo questa teoria, quando osserviamo qualcuno che prova una certa emozione, il nostro cervello “simula” internamente quella stessa emozione. Ad esempio, se vediamo qualcuno che si fa male, il nostro cervello attiva un pattern simile a quello che attiverebbe se fossimo noi stessi a provare dolore. Questo processo cerebrale si è dimostrato misurabile grazie alla risonanza magnetica funzionale (fMRI), che ha confermato che la nostra esperienza empatica attiva specifiche aree del cervello legate alle sensazioni corporee, come quelle somatosensoriali.

L’empatia non è una caratteristica innata, ma si sviluppa nel tempo. Martin Hoffman, esperto in psicologia dello sviluppo, ha identificato diverse fasi nell’evoluzione dell’empatia. Nei primi mesi di vita, i bambini sono in grado di sperimentare le emozioni degli altri come proprie, un fenomeno noto come contagio emotivo. Poi, intorno ai due anni, i bambini iniziano a distinguere se stessi dall’altro, ma non comprendono che le emozioni altrui possano differire dalle loro, entrando così in una fase di distress empatico egocentrico. Con l’età, il bambino sviluppa una crescente capacità di comprendere le emozioni degli altri, fino ad arrivare all’empatia oltre la situazione, in cui il bambino è in grado di provare empatia anche per persone ipotetiche o situazioni astratte.

L’empatia nell’intelligenza emotiva e nelle relazioni terapeutiche

Per Daniel Goleman, psicologo e autore del libro sull’intelligenza emotiva, l’empatia è uno degli elementi fondamentali per una buona gestione delle emozioni e per la creazione di relazioni efficaci. Senza empatia, risulta difficile comprendere veramente le emozioni degli altri e rispondere in modo adeguato. In contesti professionali, come la psicoterapia, l’empatia gioca un ruolo cruciale. Carl Rogers, uno dei padri della psicoterapia, ha definito l’empatia come la capacità di “sentire il mondo personale del cliente come se fosse nostro”. Questo tipo di connessione profonda tra terapeuta e paziente facilita l’apertura e la fiducia, ingredienti fondamentali per il successo della terapia.

La psicologia ha anche esplorato i benefici tangibili dell’empatia. Gli studi dimostrano che le persone empatiche tendono a essere più resilienti emotivamente, a vivere relazioni più soddisfacenti e a fare scelte prosociali più frequentemente. Inoltre, l’empatia può influire positivamente anche sulla nostra salute fisica. Secondo uno studio condotto da Ellingsen, l’empatia tra medico e paziente può ridurre l’intensità del dolore percepito dal paziente. Questo avviene grazie a una connessione empatica che stimola le aree cerebrali coinvolte nella modulazione del dolore.

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L’empatia è uno degli elementi fondamentali per una buona gestione delle emozioni e per la creazione di relazioni efficaci.

In sintesi, essere una persona empatica significa possedere un equilibrio tra condivisione emotiva, comprensione cognitiva e motivazione prosociale. Non è solo una questione di “sentire” l’altro, ma anche di voler agire per il suo bene, generando benessere per sé e per gli altri. L’empatia è un’abilità che si sviluppa nel tempo, con profonde radici nel nostro cervello, e che gioca un ruolo fondamentale nella costruzione di relazioni significative e nel miglioramento del nostro benessere psicologico e fisico.

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