Succede a molti di passare rapidamente dalla gioia alla tristezza, dalla calma alla rabbia, senza che ci sia un motivo evidente.
Chi vive accanto a persone così può restare spiazzato, mentre chi lo sperimenta in prima persona spesso si chiede: “È normale cambiare umore così spesso?” La psicologia ci aiuta a rispondere, con un approccio che unisce fattori biologici, emotivi e ambientali. I cambiamenti di umore frequenti possono essere il riflesso di una vulnerabilità interiore, ma non sempre indicano una patologia. In molti casi, sono semplicemente una risposta intensa agli stimoli dell’ambiente. Il nostro cervello, le nostre esperienze e persino gli ormoni giocano un ruolo centrale. La buona notizia è che queste oscillazioni si possono comprendere e, in molti casi, gestire meglio.
Fattori psicologici e biologici che influiscono sull’umore
Uno degli aspetti più studiati è il modo in cui pensiamo. La psicologa Susan Nolen-Hoeksema ha osservato che chi ha una tendenza alla ruminazione, cioè a ripensare continuamente agli eventi negativi, è più soggetto a oscillazioni dell’umore e a stati depressivi più duraturi. Il pensiero ciclico amplifica il malessere emotivo e ne rende più difficile l’elaborazione. Anche l’umore positivo ha i suoi effetti. Secondo Barbara Fredrickson, uno stato emotivo positivo allarga l’attenzione mentale, stimola la creatività e migliora la nostra capacità di affrontare i problemi. Di contro, l’umore negativo ci porta a una visione più ristretta e difensiva. Questo significa che oscillare tra emozioni diverse può anche avere un impatto sulle nostre decisioni e sul nostro modo di vedere il mondo.
Sul piano biologico, alcune fasi della vita sono più soggette a fluttuazioni emotive. L’adolescenza, ad esempio, è un periodo in cui gli ormoni giocano un ruolo chiave. Studi hanno mostrato che l’aumento del testosterone e del cortisolo è collegato a un incremento dell’umore negativo. Inoltre, la struttura del cervello cambia: il lobo prefrontale dorsolaterale, coinvolto nella regolazione emotiva, si sviluppa lentamente, il che rende difficile gestire le emozioni in modo stabile. Quando però i cambiamenti di umore sono estremi, intensi e ricorrenti, è importante considerare anche la possibilità che ci sia alla base una condizione psicopatologica. Nei disturbi come il bipolare o il borderline, le fluttuazioni dell’umore sono parte integrante del quadro clinico. Nel primo caso, si alternano fasi euforiche e depressive; nel secondo, l’umore può cambiare nel giro di pochi minuti, spesso in risposta a piccoli stimoli relazionali o ambientali.
Possibili soluzioni e strategie per gestire le emozioni
La variabilità dell’umore può diventare un ostacolo nella vita quotidiana, ma esistono strumenti efficaci per affrontarla. La psicoterapia è uno di questi. La Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT), ad esempio, aiuta a riconoscere i pensieri disfunzionali e a interrompere i cicli di negatività. Tra le sue tecniche più utili c’è l’attivazione comportamentale, che spinge a compiere azioni positive anche nei momenti di disagio, favorendo il miglioramento dell’umore. Un altro approccio molto usato è la Terapia Dialettico-Comportamentale (DBT), pensata soprattutto per chi ha difficoltà nella regolazione emotiva, come nel disturbo borderline. Si basa sulla pratica della mindfulness e sull’accettazione delle emozioni, aiutando a gestire anche le reazioni più impulsive.
È importante sottolineare che nessuno è sempre stabile. Le emozioni fluttuano, anche nella persona più equilibrata. Tuttavia, se i cambiamenti diventano troppo frequenti o intensi, possono causare sofferenza sia a chi li vive che a chi sta intorno. In questi casi, parlarne con uno psicologo può fare la differenza.
Le ricerche ci dicono che comprendere meglio da dove nascono le nostre emozioni è già un primo passo per imparare a gestirle. Riconoscere i segnali, dare un nome agli stati d’animo e non giudicarli può aiutare a trovare un equilibrio più stabile, giorno dopo giorno.