Ecco perché trovi più facile criticare che fare un complimento (e come cambiare abitudine)

Per quale motivo è più semplice fare una critica a una persona invece che un complimento? Ecco il motivo che si nasconde dietro a quest’abitudine e i rimedi da mettere in pratica.

Quando ci relazioniamo a qualcuno, siamo spesso abituati a criticare aspetti e comportamenti, piuttosto che a complimentarci. Da una prima analisi potrebbe quindi risultare complesso mostrarsi dolci e gentili nei confronti del prossimo? Criticare gli altri sembra quasi automatico. Fare un complimento richiede più sforzo. Ti sei mai chiesto il motivo? In un gruppo, le persone tendono a notare i difetti piuttosto che le qualità. Questo accade per diversi motivi psicologici. Molte volte non ce ne rendiamo nemmeno conto. Alcune esternazioni vengono fuori in modo naturali. C’è da ricordare sempre però che le parole hanno un peso.

Ma per quale motivo ci viene così naturale criticare gli altri? Il nostro cervello si sofferma in particolar modo sugli errori. Parlare male di qualcuno crea un legame con chi ascolta. Criticare insieme un collega o un amico rafforza la sensazione di appartenenza al gruppo. In passato, essere parte di una comunità era essenziale per la sopravvivenza. Oggi, questo istinto si manifesta nei pettegolezzi e nei giudizi. L’unione tra più persone è quindi consolidata da un continue critiche e dissonanze nei confronti degli altri? C’è un aspetto psicologico che spiega tutto questo.

Criticare è più semplice che complimentarsi? Ecco la spiegazione psicologica

Esistono studi psicologici che spiegano perché criticare è più semplice che complimentarsi. Questo fenomeno è legato a un concetto chiamato Bias di negatività o pregiudizio negativo. Uno dei principali studiosi che ha approfondito il concetto di bias di negatività è stato John Cacioppo. Nel suo celebre studio del 1998, condotto insieme ai suoi collaboratori, ha analizzato il modo in cui il cervello processa gli stimoli positivi e negativi. Nel dettaglio, il team di ricerca ha svolto un esperimento in cui ai partecipanti venivano mostrate immagini evocative di emozioni positive, negative e neutre.  Durante l’osservazione delle immagini, è stata registrata l’attività elettrica del cervello per valutare le reazioni cognitive. I risultati hanno evidenziato che gli stimoli negativi attivavano una risposta cerebrale più intensa e prolungata rispetto a quelli positivi o neutri. Questa scoperta ha offerto un supporto scientifico alla tendenza umana a concentrarsi maggiormente sugli eventi negativi rispetto a quelli positivi. C’è ad ogni modo da riconoscere che, quando si è molto severi con se stessi, si diventa così anche con gli altri. La mente riflette il modo in cui ti giudichi sugli altri.

Più critiche che complimenti
Più critiche che complimenti

Se la tua voce interiore è spesso negativa, lo sarà anche nei confronti delle persone attorno a te. Ma come cambiare quest’abitudine? Allenati a notare gli aspetti positivi. Ogni giorno, prova a ringraziare qualcuno o a riconoscere un merito. Inizia con piccole cose, come un sorriso o un gesto gentile. Invece di giudicare, chiediti il motivo di un comportamento. Comprendere invece di criticare crea connessioni più profonde e riduce la negatività. Prima di dire qualcosa di negativo, chiediti: come mi sentirei se qualcuno lo dicesse su di me? Questo esercizio aiuta a sviluppare empatia e a ridurre i giudizi gratuiti. Inizia con un piccolo esercizio: trova qualcosa di positivo in una persona e dillo ad alta voce. All’inizio può sembrare forzato, ma con il tempo diventerà naturale. Sei critico con te stesso? Prova a parlarti con più gentilezza. Accettare i propri errori senza giudizio aiuta a vedere anche gli altri con occhi più comprensivi.

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