Effetto Dunning-Kruger: perché chi ne sa meno parla di più

Spesso chi ne sano meno su argomenti e tematiche, parla in realtà molto più degli altri, per quale motivo? Ecco la spiegazione attraverso l’Effetto Dunning-Kruger, cosa devi sapere.

C’è una dinamica curiosa che, una volta compresa, sembra improvvisamente illuminare molte situazioni quotidiane: dalle discussioni sui social fino ai dibattiti in famiglia, passando per le riunioni di lavoro. A volte ci si ritrova davanti a persone estremamente sicure di sé, che si esprimono con grande convinzione su argomenti complessi, senza però avere una reale competenza. E altre volte, invece, chi ha una preparazione solida su un certo tema tende a rimanere più cauto, a mettere in discussione le proprie opinioni, ad ascoltare prima di parlare. Questo squilibrio ha un nome ben preciso: effetto Dunning-Kruger.

Identificato per la prima volta nel 1999 dagli psicologi David Dunning e Justin Kruger, questo effetto descrive un bias cognitivo secondo cui le persone meno competenti in un determinato campo tendono a sovrastimare le proprie capacità. In altre parole, non sanno abbastanza per rendersi conto di quanto ne sappiano poco. È come se la loro stessa ignoranza li rendesse ciechi rispetto ai propri limiti. Chi conosce solo una parte della realtà, infatti, fatica a vedere l’intero quadro e si convince di avere una visione completa. Molte volte però, quest’approccio non aiuta perché limite la reale conoscenza delle cose.

Cosa succede nella mente di chi parla tanto senza sapere: dettagli e curiosità

Chi cade in questo meccanismo tende a mostrare comportamenti ben riconoscibili. Spesso si tratta di persone che parlano con tono deciso, raramente mettono in discussione le proprie idee e hanno una grande difficoltà ad accettare critiche. Non cercano un vero confronto, ma vogliono affermare una posizione. Possono apparire sicure, brillanti, persuasive. Ma se si va a fondo, si nota che le loro affermazioni si basano su informazioni superficiali, su luoghi comuni o su convinzioni personali non verificate. Ciò che rende tutto più complicato è che, da fuori, questa sicurezza può risultare convincente. In molti contesti sociali tendiamo a dare più credito a chi parla con assertività, anche se il contenuto è debole. È un errore di valutazione molto umano: confondere la forma con la sostanza. Ed è così che spesso, chi ne sa meno, riesce a dominare la conversazione.

Perché chi ne sa meno, parla di più
Perché chi ne sa meno, parla di più

Dal punto di vista della personalità, queste persone possono appartenere a vari profili. In alcuni casi, si tratta di soggetti con un bisogno molto forte di sentirsi apprezzati o riconosciuti, e l’espressione sicura diventa un modo per affermare un’identità. In altri, si può intravedere una forma di narcisismo, che porta a sopravvalutare se stessi e a non tollerare l’idea di poter sbagliare. Ma ci sono anche casi in cui la persona non è consapevole di quanto stia semplificando un tema complesso, e la sua sicurezza nasce da una visione ingenua, non da una volontà di manipolare. Chi ha una reale competenza, al contrario, mostra spesso tratti di umiltà. Non perché si sottovaluti, ma perché sa quanto è facile cadere in errore. Non ha bisogno di parlare continuamente per sentirsi sicuro, ma preferisce osservare, ascoltare, intervenire solo quando ha davvero qualcosa di utile da aggiungere.

Effetto Dunning-Kruger: lo studio condotto da David Dunning e Justin Kruger

Uno degli studi più celebri sull’Effetto Dunning-Kruger è stato realizzato nel 1999 da David Dunning e Justin Kruger. I due ricercatori hanno analizzato le performance e le autovalutazioni di studenti universitari in ambiti come il ragionamento logico, la grammatica inglese e l’umorismo. È emerso che gli studenti con i risultati peggiori tendevano a sopravvalutare notevolmente le proprie capacità, posizionandosi idealmente al 62° percentile, quando in realtà appartenevano solo al 12° percentile. Al contrario, gli studenti più competenti tendevano a sottovalutarsi, credendo di avere capacità inferiori rispetto a quelle effettive. La ricerca ha evidenziato come le persone meno esperte in un determinato campo abbiano spesso una percezione gonfiata delle proprie competenze. Questo effetto è in parte attribuibile alla scarsa metacognizione, ovvero all’incapacità di riconoscere i propri limiti e la propria impreparazione.

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