Esperta rivela in quali casi si può mentire al colloquio di lavoro: “Certe bugie servono”

Un’esperta rivela in quali casi si può mentire durante un colloquio di lavoro e spiega che alcune bugie sono più che utili. Ecco tutto quello che ha suggerito a coloro che stanno cercando un nuovo impiego. 

L’onestà è da sempre considerata una qualità fondamentale durante un colloquio di lavoro. Tuttavia, Isobelle Panton, esperta di sviluppo professionale molto seguita sui social, suggerisce che, in alcune situazioni specifiche, un po’ di strategia, anche a costo di “modellare” la verità, possa portare benefici. In uno dei suoi ultimi contenuti social che attirato migliaia di visualizzazioni, Panton ha identificato quattro contesti in cui “mentire” (con giudizio) può aumentare le possibilità di ottenere il lavoro desiderato.

Esperta rivela quando si può mentire a un colloquio di lavoro: perché e come farlo

1. Perché hai lasciato il tuo precedente lavoro. Parlare dei motivi che ti hanno spinto a cambiare lavoro è una delle domande più comuni e, spesso, anche più insidiose. Secondo Panton, è meglio evitare di menzionare conflitti o criticare apertamente il tuo datore di lavoro precedente. Frasi come “Non andavo d’accordo con il mio capo” o “La cultura aziendale era tossica” possono giocare contro di te. Invece, l’esperta consiglia di mettere in evidenza il desiderio di crescere professionalmente: “Ho raggiunto il massimo delle mie opportunità nella mia attuale azienda e cerco un ruolo che mi consenta di sviluppare ulteriormente le mie competenze”. Questo approccio non solo ti fa apparire ambizioso, ma ti dipinge come un candidato positivo e orientato al futuro.

esperta di lavoro
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2. Partecipi ad altri processi di selezione? Una domanda che può creare un certo disagio è quella relativa ad altre candidature in corso. Panton suggerisce di non essere completamente trasparenti. Se ti viene chiesto, è utile dare l’impressione che tu abbia più opzioni disponibili. “Se i datori di lavoro percepiscono che altri ti desiderano, sarai visto come un candidato di alto valore,” spiega. Questo può anche aiutarti a migliorare la tua posizione negoziale, soprattutto quando si tratta di discutere il compenso o altri benefici.

3. Progetti personali a lungo termine. Un altro tema delicato è legato ai tuoi obiettivi personali futuri. Se hai in programma di prenderti un anno sabbatico, trasferirti all’estero o cambiare completamente settore, Panton consiglia di non menzionarlo durante il colloquio. Le aziende cercano dipendenti che appaiano impegnati e motivati nel ruolo per cui si stanno candidando. “Non c’è bisogno di parlare di progetti che potrebbero suggerire una mancanza di stabilità o impegno a lungo termine,” sottolinea.

4. Ambizioni imprenditoriali. Se hai un sogno nel cassetto di avviare un’attività in proprio, meglio tenerlo per te. Secondo Panton, menzionare questo tipo di ambizioni potrebbe far pensare ai selezionatori che non sei interessato a rimanere a lungo nell’azienda. “Anche se i tuoi obiettivi personali sono ammirevoli, durante un colloquio il focus deve essere sul valore che puoi portare all’organizzazione,” afferma.

Un dibattito che divide

Le opinioni di Isobelle Panton hanno acceso un vivace dibattito sui social. Mentre molti apprezzano il suo approccio pratico, sottolineando che si tratta di strategie per navigare in un mercato del lavoro altamente competitivo, altri ritengono che qualsiasi forma di menzogna possa ritorcersi contro. “Alcune piccole bugie possono fare la differenza,” sostiene Panton, spiegando che l’obiettivo non è ingannare, ma presentarsi nel miglior modo possibile. Naturalmente, va sempre sottolineato che, essere sinceri rimane una qualità importante, ma, come suggerisce Isobelle Panton, saper calibrare le risposte può aiutarti a distinguerti. La chiave è bilanciare l’autenticità con un pizzico di strategia, mostrando il tuo lato migliore senza compromettere la tua integrità.

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