Essere amici dei figli non è sempre una buona idea: lo spiega una psicologa molto conosciuta sui social che ha analizzato il perché comportarsi in un certo modo non andrebbe fatto, da genitore.
Negli ultimi anni, il modello educativo tradizionale basato sull’autorità genitoriale è stato sempre più messo in discussione. Molti genitori, cresciuti in famiglie autoritarie, cercano di instaurare con i propri figli un rapporto basato sulla parità e sulla confidenza. Tuttavia, come spiega la psicologa nota sui social come Lara Pelagotti, assumere il ruolo di amico piuttosto che di genitore può essere altamente problematico.
Uno dei motivi principali per cui alcuni genitori scelgono di diventare “amici” dei loro figli è il desiderio di migliorare la comunicazione. Credono che abbattendo le barriere gerarchiche possano creare un ambiente in cui i figli si sentano liberi di esprimersi senza paura di giudizi o punizioni. Se da un lato una comunicazione aperta è sicuramente auspicabile, dall’altro bisogna considerare che un figlio ha bisogno di confini chiari e di una guida sicura. Un genitore che abdica al proprio ruolo per diventare un compagno di giochi o un confidente rischia di confondere il bambino sul suo stesso ruolo all’interno della famiglia.
Perché non si dovrebbe essere amici dei figli: psicologa chiarisce ogni dubbio
La psicologa Lara Pelagotti, conosciuta sui social per i suoi interessanti video, sottolinea come alcuni genitori adottino un approccio da “amico” per timore della rabbia o del rifiuto da parte dei figli. La paura di non essere amati o accettati può portare alcuni adulti a evitare il ruolo di guida per non rischiare di diventare figure percepite come troppo severe o punitive. Questo atteggiamento, però, può risultare dannoso: il genitore non dovrebbe ricercare l’approvazione del figlio, bensì essere in grado di stabilire regole chiare e aiutare il bambino a sviluppare sicurezza e stabilità emotiva.
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Un altro motivo per cui alcuni genitori scelgono di essere “amici” è il desiderio di evitare le responsabilità educative. Mantenere un rapporto alla pari può sembrare più facile rispetto a dover prendere decisioni difficili o imporre limiti. Tuttavia, un bambino ha bisogno di una guida, di riferimenti solidi per poter crescere in modo sano ed equilibrato. Senza una chiara figura di riferimento, il bambino potrebbe sentirsi spaesato e insicuro.
Le conseguenze per i figli e il giusto equilibrio
Ma perché questa dinamica è così problematica? Secondo la psicologa, un figlio trattato come un adulto prematuramente si trova a dover gestire carichi emotivi che non dovrebbe sostenere. Sentirsi alla pari con un genitore può portare a un eccesso di responsabilità, ansia e stress. Il bambino potrebbe essere costretto a prendere decisioni che non gli competono, aumentando il rischio di insicurezze e difficoltà nel proprio percorso di crescita.
Inoltre, quando un genitore si pone sullo stesso piano di un figlio, può innescarsi una dinamica di preferenze e alleanze. Il bambino potrebbe sentirsi costretto a scegliere a quale genitore voler più bene o con chi schierarsi in caso di conflitti. Questo tipo di dinamica può portare a tensioni familiari e a un senso di colpa che accompagna il figlio anche nell’età adulta. L’esperta fa un esempio pratico: se un genitore confessa il tradimento dell’altro, il figlio tenderà a schierarsi con uno dei due. Non solo, i genitori che spesso si comportano in questo modo sono coloro che non riescono a dire troppi ‘no’.
Essere un buon genitore non significa essere distanti o autoritari, ma neanche assumere il ruolo di amico. Il giusto equilibrio sta nel creare un ambiente in cui i figli si sentano amati, compresi e liberi di esprimersi, ma con la consapevolezza che ci sono regole e confini da rispettare. Un genitore dovrebbe essere una guida sicura, una figura stabile su cui il bambino possa contare senza sentirsi investito di responsabilità che non gli appartengono.