Guardi LOL e ti chiedi come fanno a non ridere? La scienza ha una risposta

LOL-Chi ride è fuori è tornato su Prime Video con la nuova edizione. Ma come fanno i concorrenti a trattenere la risata per così tante ore? Ecco l’interessante spiegazione scientifica.

Il successo di LOL – Chi ride è fuori è ormai diventato un fenomeno culturale. Non si tratta soltanto di un programma comico, ma di un vero e proprio esperimento sociale che mescola risate, autocontrollo e dinamiche psicologiche affascinanti. Ogni volta che va in onda una nuova stagione, milioni di spettatori si ritrovano davanti allo schermo con lo stesso pensiero: “Io, al loro posto, sarei scoppiato a ridere dopo cinque minuti!”. Questa nuova stagione ha visto un cambio di conduzione. Al posto di Fedez e Frank Matano, è arrivato Pintus e Alessandro Siani, un duo che sta riscuotendo un notevole successo.

LOL funziona perché parte da un meccanismo umano universale: la risata. Ridere è qualcosa che facciamo spontaneamente fin da bambini, ben prima di parlare o camminare. Non è un semplice comportamento sociale, ma un riflesso profondo, che nasce da circuiti primitivi nel nostro cervello. Trattenere una risata è come trattenere uno starnuto o un colpo di tosse, con la differenza che la risata ha anche una forte componente emotiva. Il gioco in questo caso dura 6 ore, per questo motivo i telespettatori si chiedono di continuo, come si possa fare a resistere in quel modo, senza accennare nemmeno un piccolo sorriso.

Ridere è un riflesso potentissimo: ecco perché è così difficile trattenerla

Uno dei motivi per cui è così difficile rimanere seri a LOL è che la risata è contagiosa. Le neuroscienze hanno dimostrato che quando vediamo qualcuno ridere, il nostro cervello attiva le stesse aree che useremmo noi se stessimo ridendo. È il sistema dei neuroni specchio, che ci permette di entrare in sintonia con le emozioni degli altri. È lo stesso meccanismo che ci fa commuovere davanti a una scena triste, o rabbrividire vedendo qualcuno che si fa male. Nel contesto di LOL, questo meccanismo diventa un’arma a doppio taglio. I concorrenti non solo devono resistere alle battute, ma devono anche inibire la risposta empatica alla risata degli altri. Quando uno di loro comincia a cedere, gli altri rischiano di seguirlo a ruota. È un effetto domino emotivo, difficilissimo da contrastare.

LOL, perché è difficile non ridere
LOL, perché è difficile non ridere

Quando ci imponiamo di non ridere, entrano in gioco meccanismi di autocontrollo molto complessi. La corteccia prefrontale, che è coinvolta nella regolazione del comportamento, deve esercitare un freno su aree più antiche e istintive del cervello, come il sistema limbico e il talamo, che gestiscono le emozioni. In pratica, ridere è la cosa più naturale del mondo. Non ridere richiede uno sforzo cognitivo attivo, quasi come risolvere un’equazione o concentrarsi su un compito difficile. È una questione di inibizione motoria e di regolazione emotiva. E quando siamo sotto pressione, come accade ai concorrenti chiusi per ore nello studio di LOL, questo sforzo diventa ancora più difficile. Ma quindi, come fanno i protagonisti a non ridere? La risposta sta in una combinazione di allenamento mentale, strategie di distrazione e una buona dose di resistenza emotiva. I comici che partecipano a LOL sono spesso esperti nel controllare la propria mimica e nel gestire i tempi comici. Infine, un altro elemento fondamentale è la motivazione. A LOL, chi ride è fuori, è in gioco un premio importante, spesso devoluto in beneficenza. Questo obiettivo aiuta a mantenere alta la soglia di controllo, perché fornisce una ragione concreta per resistere.

La risata contagiosa: un potente strumento di connessione sociale

Un’indagine di grande rilievo sulla natura contagiosa della risata è stata portata avanti da Sophie Scott, neuroscienziata dell’University College di Londra. Attraverso l’uso della risonanza magnetica funzionale (fMRI), il suo team ha scoperto che il cervello umano risponde alla risata attivando l’area corticale premotoria, responsabile della preparazione dei muscoli facciali all’imitazione del suono ascoltato. Questa reazione è molto più marcata con suoni positivi, come appunto le risate, rispetto a quelli negativi. I risultati suggeriscono che la risata contagiosa potrebbe svolgere un ruolo fondamentale nella creazione di relazioni sociali e nel rafforzamento dei legami all’interno dei gruppi. Un’altra ricerca, pubblicata sulla rivista Scientific Reports e realizzata da studiosi delle Università di Pisa e Parma insieme all’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del CNR, ha rivelato che anche alcuni primati non umani sono sensibili alla risata contagiosa. Nei babbuini gelada, ad esempio, durante il gioco, la risata di un individuo provoca una risposta analoga da parte degli altri nel giro di meno di un secondo. Questo comportamento si verifica con maggiore frequenza tra madre e cucciolo, evidenziando il ruolo del legame emotivo nella risposta mimetica.

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