Hai amato Squid Game? Questa serie Netflix ti farà entrare nella mente umana

Se pensavi che Squid Game fosse il massimo della tensione psicologica, preparati: c’è una serie su Netflix che ti porterà ancora più in profondità nella mente umana. Ecco di quale si tratta.

Chi ha amato l’intensità visiva e psicologica di Squid Game non può assolutamente perdersi Alice in Borderland, una serie giapponese che, con un mix di azione, tensione emotiva e riflessione esistenziale, ti trascina in un mondo dove ogni scelta può essere fatale. Disponibile su Netflix, questa produzione affonda le sue radici nella fantascienza e nel thriller, ma è anche un viaggio profondo dentro l’animo umano.

Alice in Borderland è un’immersione in una realtà alternativa che somiglia molto a un videogioco estremo. Il protagonista, Ryōhei Arisu, è un giovane emarginato, brillante ma disilluso, che passa le sue giornate tra videogiochi e sogni a occhi aperti. Un giorno, però, tutto cambia: Tokyo si svuota misteriosamente e Arisu, insieme agli amici Chōta e Karube, si ritrova catapultato in un mondo parallelo chiamato “Borderland”, dove la sopravvivenza dipende dalla partecipazione a giochi letali.

Una Tokyo deserta, giochi mortali e l’istinto di sopravvivenza

Questi giochi non sono semplici passatempi, ma veri e propri test psicologici, regolati da un sistema di carte da gioco che determinano la difficoltà e la natura delle prove. Chi perde, viene eliminato. Letteralmente. Un raggio laser dal cielo pone fine alla vita dei partecipanti falliti, in un’escalation di tensione che rende ogni episodio una corsa contro il tempo e contro sé stessi. Nel corso dell’avventura, Arisu incontra Usagi, una giovane donna indipendente e determinata, con cui sviluppa una profonda connessione. Insieme formano una coppia affiatata, che non si limita solo a sopravvivere, ma cerca di comprendere chi c’è dietro tutto questo e come uscire da Borderland.

Alice in Borderland
Alice in Borderland

Lanciata nel dicembre 2020, la prima stagione di Alice in Borderland è stata accolta con entusiasmo in oltre 40 paesi, conquistando la Top 10 globale su Netflix e suscitando paragoni immediati con Squid Game,  anche se, in realtà, la serie giapponese è arrivata prima. La regia di Shinsuke Sato, nota per le sue trasposizioni di manga, è precisa e immersiva, capace di equilibrare azione spettacolare e introspezione. Il successo ha portato a una seconda stagione, pubblicata nel dicembre 2022, che ha alzato ulteriormente la posta: i giochi diventano più complessi, le carte più rare, e la posta in gioco sempre più alta. Arisu e Usagi non vogliono più solo sopravvivere: vogliono risposte. Vogliono sapere perché sono lì, chi tira i fili di questo sadico meccanismo e se c’è una via di fuga.

Perché siamo attratti da queste serie? Il potere della familiarità

Secondo la teoria dell’effetto di mera esposizione formulata dallo psicologo Robert Zajonc, più ci esponiamo a uno stimolo, più tendiamo ad apprezzarlo. Vale per le persone, le canzoni, i luoghi e anche per le serie TV. Le dinamiche ricorrenti, i personaggi con cui sviluppiamo un legame, i ritmi narrativi che impariamo ad anticipare: tutto questo crea una sorta di “zona di comfort” emotiva.

Anche se Alice in Borderland è adrenalinica e inquietante, ci permette di vivere emozioni intense in un contesto protetto. Guardarla significa attraversare la paura, l’ansia, la disperazione ma da spettatori. Questa distanza ci consente di elaborare emozioni forti in modo controllato, come in un esperimento psicologico senza conseguenze reali. Non solo: ci riconosciamo nei protagonisti. Le loro scelte, i loro errori, la loro voglia di sopravvivere, sono riflessi delle nostre stesse lotte interiori. In un certo senso, Alice in Borderland ci offre un’arena in cui combattere le nostre battaglie più intime, senza mai lasciare il divano.

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