In primavera è più facile sentirsi felici? Ecco perché, secondo la psicologia

Con l’arrivo della primavera, molte persone notano un cambiamento quasi impercettibile ma profondo: ci si sente più leggeri, più energici, più positivi.

I giorni si allungano, le temperature diventano più miti e la natura si risveglia. Ma questa trasformazione ha effetti anche su come ci sentiamo dentro. La psicologia ha provato a rispondere a una domanda semplice ma affascinante: è davvero più facile essere felici in primavera? Secondo diversi studi, la risposta è sì, almeno per una buona parte della popolazione. Il motivo non è solo romantico o poetico: ci sono basi scientifiche solide che spiegano questo miglioramento dell’umore stagionale.

La serotonina e l’effetto della luce

Uno degli aspetti più studiati riguarda l’aumento della luce solare, tipico dei mesi primaverili. Esporsi al sole per più ore durante la giornata ha un impatto diretto sui livelli di serotonina, il neurotrasmettitore legato al benessere e alla felicità. Quando i livelli di serotonina salgono, tendiamo a sentirci più attivi, ottimisti e coinvolti nella vita quotidiana. Un famoso studio di Rosenthal e colleghi (1985), tra i primi a indagare il Disturbo Affettivo Stagionale (SAD), ha evidenziato quanto la luce solare influenzi il tono dell’umore, soprattutto nei mesi invernali, quando è scarsa. In primavera, invece, la luce torna a essere abbondante e i suoi effetti positivi si fanno sentire in modo marcato. Ma non è tutto. L’esposizione alla luce solare stimola anche la produzione di vitamina D, un altro elemento fondamentale per il benessere psicofisico. Livelli adeguati di questa vitamina sono stati associati a un miglioramento dell’umore e a una riduzione del rischio di depressione.

Corpo in movimento, mente più serena

Un altro fattore che entra in gioco è l’attività fisica. Con le giornate più lunghe e il clima favorevole, siamo più invogliati a uscire, passeggiare, andare in bici o semplicemente muoverci di più. L’esercizio fisico, anche lieve, stimola la produzione di endorfine, le cosiddette “molecole della felicità”, che aiutano a ridurre lo stress e a migliorare la qualità della vita. Uno studio condotto da Keller e colleghi (2005) ha dimostrato che le giornate di primavera, soprattutto se trascorse all’aperto, hanno un impatto positivo non solo sull’umore ma anche sulle funzioni cognitive. Concentrazione, memoria e capacità decisionale risultano migliorate nei mesi in cui il clima è mite e il sole più presente. Questo spiega perché molte persone si sentano più motivate a iniziare nuovi progetti o a fare cambiamenti proprio in questa stagione.

Quando la primavera non porta benessere

Non tutti però vivono la primavera come una stagione felice. C’è chi, al contrario, sperimenta un peggioramento dell’umore. Il fenomeno si chiama depressione stagionale inversa (Reverse SAD) ed è stato studiato anche dal dottor John Sharp. Alcuni individui, per ragioni neurochimiche o legate alla propria storia personale, possono sentirsi più tristi, ansiosi o disorientati proprio quando tutto intorno sembra rifiorire. A volte, l’aumento delle attività sociali, la pressione a essere felici o semplicemente il confronto con l’energia degli altri possono far sentire alcune persone ancora più isolate. In questi casi, è importante riconoscere i segnali e non sottovalutare il proprio malessere solo perché “è primavera”.

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Le giornate di primavera, soprattutto se trascorse all’aperto, hanno un impatto positivo non solo sull’umore ma anche sulle funzioni cognitive.

La primavera, per molti, rappresenta un’occasione per risintonizzarsi con la propria energia interiore. Luce, movimento e cambiamenti ambientali contribuiscono davvero a migliorare l’umore, come confermano numerosi studi psicologici. Ma non si tratta di una regola assoluta. L’importante è ascoltarsi, non forzare emozioni che non si provano e cercare il proprio equilibrio, anche quando tutto intorno sembra suggerire il contrario.

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