La nostra scrittura parla per noi. Anche quando crediamo di controllarla, il modo in cui tracciamo le lettere rivela qualcosa che non sempre vogliamo mostrare.
È questo il cuore della grafologia, una disciplina affascinante che studia il legame tra personalità e calligrafia. Tra tutte le lettere dell’alfabeto, ce n’è una in particolare che secondo molti esperti racconta tratti insospettabili del nostro carattere: la lettera “U”. Se ci fermiamo a osservarla, scopriamo che la “U” è una delle lettere che lascia maggiore spazio all’interpretazione. Può essere larga, stretta, appuntita, arrotondata, aperta o chiusa. Ma c’è una forma in particolare che, secondo la grafologia classica, sarebbe indice di un lato oscuro del carattere.
Cosa indica una “U” appuntita o chiusa verso l’alto
Scrivere la “U” con un tratto che si chiude verso l’alto, come se la parte superiore volesse formare una specie di “coperchio”, è un dettaglio che gli esperti grafologi notano subito. In questa forma, la lettera non appare più aperta e accogliente, ma piuttosto trattenuta, rigida, quasi sospettosa. Secondo la lettura grafologica, questa chiusura può indicare una forte tendenza al controllo e una scarsa predisposizione alla fiducia. Chi scrive la “U” in questo modo potrebbe infatti essere una persona che, pur mostrando cordialità all’esterno, tende a nascondere intenzioni o pensieri meno nobili. Alcuni grafologi associano questa forma a una certa dose di meschinità interiore: non necessariamente agita, ma comunque presente come tendenza profonda, soprattutto nei momenti di conflitto o competizione.
Chiaramente, non si tratta di una diagnosi definitiva. La grafologia non è una scienza esatta, ma una chiave di lettura interessante, spesso confermata da osservazioni psicologiche più ampie. Eppure, se ci accorgiamo di scrivere la “U” in questo modo, potremmo chiederci se stiamo davvero lasciando spazio alla trasparenza e alla fiducia nel rapporto con gli altri.
Perché osservare le lettere può aiutarci a conoscerci meglio
Non si tratta di diventare ossessionati dalla propria grafia, né di giudicare gli altri da come scrivono. Eppure, imparare a osservare come ci esprimiamo su carta può aprire spiragli interessanti sul nostro modo di pensare e di relazionarci. La scrittura è un gesto spontaneo, che si forma da abitudini, emozioni, esperienze passate. Una “U” chiusa o appuntita non vuol dire che siamo persone cattive. Ma può suggerire che in certi momenti, magari sotto stress o in presenza di rivalità, tendiamo a proteggerci in modo eccessivo, a non dare fiducia, a trattare le relazioni con un approccio difensivo. Tutto questo può tradursi in comportamenti che, agli occhi degli altri, appaiono come freddezza o addirittura malizia.
In questi casi, diventa utile lavorare sulla consapevolezza emotiva, imparando ad aprirsi di più, a fidarsi anche quando si rischia qualcosa. Perché è proprio nel lasciare spazio all’altro che costruiamo relazioni autentiche. E magari, con il tempo, anche la nostra “U” inizierà a cambiare forma, riflettendo un atteggiamento più aperto e luminoso.

In conclusione, la scrittura è uno specchio. Osservare la “U” può sembrare un gioco, ma in realtà è un invito a guardarci dentro. Senza giudizio, con curiosità. Perché anche nei piccoli tratti a penna si nascondono le sfumature più vere della nostra personalità. E riconoscerle è sempre il primo passo per crescere davvero.